mercoledì 11 maggio 2011

La soldata


Il "caso Melania" ha riportato prepotentemente alla ribalta il problema della formazione del femminile di sostantivi "nati" maschili come "soldato": una donna-soldato è una "soldatessa" o una "soldata"? Per l'estensore di queste modeste noterelle non ci sono dubbi: soldata. Il suffisso "-essa", nei nomi non cristallizzati (poetessa, professoressa, dottoressa ecc.), sa di ironico o di dispregiativo (a nostro modo di vedere). Perché si osteggia "soldata" quando la grammatica parla chiaro? I sostantivi maschili in "-o" formano il femminile mutando la desinenza "-o" in -a", propria dei nomi marcatamente femminili: sarto, sarta; amico, amica; cuoco, cuoca; postino, postina. Soldata, quindi, non contravviene a nessuna legge grammaticale. E per lo stesso motivo diremo "la marescialla"; "la capitana" perché, appunto, i rispettivi maschili terminano in "-o". Metteremo solo l'articolo femminile, invece, davanti ai nomi terminanti in "-e" perché questa desinenza è bivalente: il caporale, la caporale; il tenente, la tenente; il maggiore, la maggiore.

1 commento:

Gianluca ha detto...

Le terminazioni in A delle desinenze in O indicano sovente la moglie e non il grado della militare vedere lo zingarelli dove marescialla indica la moglie del maresiallo in più con tono dispregiativo come nel film pane amore e dove la lollo viene nominata la bersagliera potrei le sue caratteristiche comandesche e via di seguito quindi maresciallo colonello architetto devono essere al maschile che in questo caso diventa neutro cia