martedì 3 maggio 2011

Stilo,stile e penna


Secondo il linguista Enzo La Stella la storia della scrittura si può riassumere nei tre vocaboli del titolo.
Diamogli la "parola".

Inizialmente, e per molti secoli, si usò lo stilo o, latinamente, "stilus", asticella appuntita da un lato per scavare un solco sulla tavoleta cerata e spatolata dall'altro per cancellare; da questo primitivo strumento deriva anche, per metafora, lo "stile", prima nel senso di personale modo di scrivere e, poi, applicato anche ad altri campi della attività umana: stile architettonico, stile di vita e così via. Più tardi la "penna" d'oca e la cannuccia ("calamus", da cui 'calamaio') sostituiranno lo stilo, per cedere a loro volta il passo al "pennino" d'acciaio (sempre dalle penne degli uccelli), alla "penna" stilografica e, infine alla "biro", così chiamata dal suo inventore, Làszlò Joseph Birò.
La penna che, a differenza dello stilo, scivola sulla carta o sulla pergamena senza graffiarla, ha bisogno di un liquido che lasci una traccia sul foglio, prima l' "atramentum" (composizione di nerofumo o nero di seppia o altri prodotti atri o scuri) e infine l' "inchiostro" ("encaustum", bruciato), termine che sostituì il primo quando nuove tecniche richiesero il trattamento col fuoco degli ingredienti.

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