Diffidare. Due parole su un verbo adoperato quasi sempre in modo errato: diffidare. Questo verbo, dunque, è "geneticamente" intransitivo, il suo ausiliare è solo avere e si costruisce con la preposizione "di": diffidate sempre "di" coloro che vi fanno troppe promesse. Il significato proprio è "sospettare", "non fidarsi". Adoperato transitivamente significa "intimare di fare o non fare una cosa" e si fa seguire dalla preposizione "a": il preside ha diffidato (cioè: ha intimato) gli alunni a non fumare nei corridoi della scuola; la polizia diffidò (cioè: intimò) il malvivente a presentarsi in commissariato una volta la settimana. Alcuni vocabolari consentono anche l'uso della preposizione articolata "dal", ma in buona lingua italiana è un... uso errato.
Lo sputapepe. Abbiamo notato che non tutti i vocabolari dell'uso attestano questo termine, che si riferisce a una persona dalla parlantina facile, arguta ma petulante. I dizionari che lo registrano lo danno come sostantivo invariabile. No, il vocabolo, riferito al maschile, si pluralizza normalmente: uno sputapepe, due sputapepi. Segue, infatti, la regola della formazione del plurale dei nomi composti. Tale regola stabilisce che un sostantivo composto di una voce verbale (sputa) e un sostantivo maschile singolare (pepe) nella forma plurale cambia regolarmente. Resta invariato solo se si riferisce a un femminile: Giovanna è una sputapepe; Luisa e Anna sono delle emerite sputapepe.
Ultra. Questo termine viene adoperato nel linguaggio politico e sportivo per indicare gli estremisti di un partito o di una squadra. Consigliamo di scriverlo, in buona lingua italiana, senza accento sulla "a" e senza la "s" finale, anche se in quest'ultima forma è invalso nell'uso. Il vocabolo deriva dall'avverbio latino "ultra" (oltre, al di là, di piú) trasportato in italiano come sostantivo maschile invariabile.
Vistoso. Questo aggettivo significa "appariscente", "che dà nell'occhio"; è improprio, a nostro modesto avviso, adoperarlo nell'accezione di "notevole", "cospicuo", "grande" e simili. Non, quindi, "una vistosa somma", ma, correttamente, una cospicua, notevole somma.
Tinnire. Ci piace segnalare un verbo "sconosciuto" perché di uso prettamente letterario che significa "squillare", "risonare" e simili, di origine onomatopeica. È intransitivo e della III coniugazione, nei tempi composti può prendere tanto l'ausiliare avere quanto l'ausiliare essere. In alcuni tempi si coniuga con la forma incoativa, vale a dire con l'inserimento dell'infisso "-isc-" tra il tema e la desinenza (tinnisco).
Decisamente e succedere. Due parole, due, sugli usi non appropriati di un avverbio e di un verbo: decisamente e succedere. Cominciamo con l'avverbio. Logica vorrebbe che l'avverbio suddetto si adoperasse esclusivamente nel significato di "con decisione". Alcuni, ritenendolo erroneamente sinonimo di "certamente", lo impiegano, per l'appunto, in modo inappropriato: quel libro è "decisamente" interessante; quella fanciulla è "decisamente" bella. E veniamo al verbo "succedere", che ha due significati principali: "subentrare", "sostituire", "prendere il posto di un altro" (morto il padre, il figlio successe alla direzione dell'azienda) e "accadere", "avvenire" (durante i mesi estivi succedono, purtroppo, molti incidenti stradali) e due forme per il passato remoto e il participio passato: successe e succedette; successo e succeduto. A nostro modo di vedere le due, o meglio, le quattro forme è preferibile non adoperarle indifferentemente. Useremo "succedette" e "succeduto" nel significato di "prendere il posto di un altro in un incarico o una carica" (Giovanni Paolo I succedette a Paolo VI) ; "successe" e "successo" nell'accezione di "accadere" e simili (non ricordo piú cosa successe negli anni della mia adolescenza). Pedanteria? Giudicate voi, amici amanti del bel parlare e del bello scrivere.
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La lingua “biforcuta” della stampa
Invasione dei vermocane nei mari di Sicilia, Puglia e Calabria: “Voracissimi e carnivori, pesca e turismo a rischio”
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Vermocane (o vermecane) si pluralizza mutando la desinenza del secondo elemento, come stabilisce la regola sulla formazione del plurale dei nomi composti di due sostantivi dello stesso genere. Correttamente, quindi: vermocani.
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Sopralluogo nel cantiere della periferia dimenticata dove 400 famiglie vivono senza fogne e acqua
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Prima o poi, gli operatori dell’informazione (i massinformisti) impareranno, speriamo, che quando si escludono due o più cose, la congiunzione correlativa a senza è né, più raramente o. Correttamente, quindi: senza fogne né acqua.
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Solo ora abbiamo notato che, in seguito alle nostre ripetute segnalazioni, il Treccani ha “aggiornato” il lemma “-ale”. Come usa dire, meglio tardi che mai.
Emenderanno anche il lessema metaplasmo dove si legge che il verbo “ridere” appartiene alla III coniugazione?
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