martedì 29 dicembre 2020

Tutto a puntate...

 


I giornali (quotidiani e periodici) ma soprattutto le televisioni ci  “bombardano” quotidianamente di romanzi che, data la loro  lunghezza, non possono essere ridotti di molto senza alterarne il contenuto; di conseguenza si protraggono nel tempo e vengono proposti agli appassionati  “a puntate”. A questo proposito avete mai pensato, cortesi  amici, perché questo modo di  “diluire” nel tempo il contenuto di un romanzo si chiama  “puntata”? 

Abbiamo svolto una piccola inchiesta tra i nostri conoscenti e nessuno, ahinoi, è stato in grado di rispondere. Un ragazzo ha azzardato una risposta a dir poco umoristica: la puntata serve a  “puntare” l’attenzione sul prossimo episodio... Apriamo, allora, un vocabolario alla voce o lemma  “puntata” e leggiamo: parte di un’opera di carattere saggistico, artistico e simili che si pubblica isolata dalle altre in fascicolo o su un numero di giornale o rivista cui appariranno successivamente le restanti parti. Bene. 

La nostra curiosità, però, non è stata appagata completamente; dobbiamo sapere, ancora, perché si chiama  “puntata”. Questo termine ci è giunto dal linguaggio dei rilegatori di libri: la ‘puntata’ era, infatti, il numero massimo di fogli che il rilegatore poteva fermare con un unico punto. Per estensione si è dato, quindi, il nome di puntata a tutte le pubblicazioni di carattere periodico concernente un unico argomento (e con l’avvento della televisione lo stesso nome è stato dato agli sceneggiati che si protraggono nel tempo). Ma non è finita. 

La puntata, intesa come ‘fermata’ è anche – come si dice comunemente – una breve escursione, una breve sosta in un luogo: “Fece una ‘puntata’ a Roma e poi tornò con tutta la famiglia a Cagliari”.


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La lingua "biforcuta" della stampa

Il rapporto tra positivi e tamponi è a 10%. I contagi a Roma rimangono sotto quota 500. "Somministrati 490 dosi di vaccino al personale sanitario"

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Correttamente: somministrate (le dosi). Non si può fare un accordo a senso (i vaccini) perché non siamo in presenza di un nome collettivo seguito da un complemento di  specificazione.


6 commenti:

Vittorio Pepe ha detto...

SOMMINISTRATI è semplicemente un refuso, quanto il suo CONCERNENTE (un unico intervento...) anziché CONCERNENTI (pubblicazioni).
Vittorio Pepe

Fausto Raso ha detto...

Sì, ho commesso un refuso, ne prendo atto e me ne dolgo. Ma il mio "errore" non è paragonabile agli "orrori" di cui è infarcita la lingua biforcuta della stampa.

Anonimo ha detto...

Tutto molto interessante. La lingua italiana è ricca di parole che usiamo senza conoscerne approfonditamente l'etimo. Puntata, nel settore delle trasmissioni televisive, condivide tratti semantici con la parola fascicolo, per le pubblicazioni cartacee.
A me piacerebbe sapere l'etimo della parola faldone.

Ci avviciniamo alla fine di quest'anno poco fortunato. Speriamo che il prossimo sia migliore sotto tutti gli aspetti.

Renato P.

Fausto Raso ha detto...

Cortese Renato,
un qualsivoglia vocabolario potrà "risponderle".
Il Treccani, per esempio.

falcone42 ha detto...

In compenso (con riferimento al "Somministrati 490 dosi di vaccino"), quando si parla di milioni imperversa il femminile. Ho avuto occasione, negli scorsi giorni, di sentire in vari telegiornali frasi del tipo: "ritardo delle sedici milioni di dosi ..."; "la Germania ha acquistato altre trenta milioni di dosi ..."; "le oltre duecento milioni di dosi opzionate dall'Italia ...". A quando "una milione di dosi"?
Un altro scambio maschile-femminile è praticato dalla Veronica Gentili in Stasera Italia: ha ripetuto più volte "una ultimatum", "la quarta ultimatum" e simili. Forse pensa che questo vocabolo sia un composto: "ultima-tum", dove evidentemente "ultima" è femminile.
Chissà se quanto sopra sia inquadrabile nella rivincita del "genere" femminile sul maschile ...
P.P. Falcone

Anonimo ha detto...

La ringrazio, dottor Raso, per la Sua dritta. Seguendo l'etimologia della parola faldone, da falda, sono risalito a "flap" e poi su fino a flappeggio, per ritornare giù coi piedi per terra dove falda è termine in geologia, per poi risalire a mezz'aria dove la stessa parola viene usata in sartoria, ma anche in edilizia e in metallurgia. Alla faccia della polisemia!
Altre ricerche mi hanno portato a percorrere in altre direzioni: altri dizionari, altre voci, altre opinioni. Ma va bene così. Un altro tuffo nella storia alla ricerca di una parola.


Renato P.