A proposito della formazione del
plurale dei nomi composti, abbiamo rilevato "un'imprecisione" in questo sito, imprecisione che può indurre in... errore gli sprovveduti
in fatto di lingua: «[...]i nomi formati da un verbo + un sostantivo
maschile singolare formano il plurale cambiando la desinenza finale
Es: portalettera ------portalettere [..]». La "regola" è esatta, ma non l'esempio perché "portalettere" è già plurale, non cambia, quindi, nella forma plurale: il portalettere, i portalettere. La lettera, inoltre, fino a prova contraria, non è un sostantivo singolare maschile.
Es: portalettera ------portalettere [..]». La "regola" è esatta, ma non l'esempio perché "portalettere" è già plurale, non cambia, quindi, nella forma plurale: il portalettere, i portalettere. La lettera, inoltre, fino a prova contraria, non è un sostantivo singolare maschile.
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Due parole due sull'avverbio
"invece". Si può scrivere in
grafia analitica (in vece) o univerbata (invece). Adopereremo la grafia analitica quando sta
per "in cambio di", "al
posto di ": ti regalo un bel libro in vece di un giocattolo inutile. La
forma univerbata allorché vale "al contrario",
"all'opposto": sembrava tanto
affabile invece si è rivelato un
orso. Spesso il suddetto avverbio si fa precedere dalle congiunzioni
avversative "mentre" e "ma": mi hai detto che saresti
rimasto tutto il giorno in casa, mentre
invece sei uscito. È un uso, questo, improprio (se non errato) e in buona
lingua italiana è da evitare.
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