1.
Provocazione del MIUR: bando PRIN (in italiano) con domande da redarre (o
redigere?) però "in lingua inglese"
Il 27 dicembre 2017 il MIUR (leggi
"Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca"), con a
capo il ministro (o la ministra?) Valeria Fedeli, ha pubblicato il bando per il
nuovo Prin (leggi "Progetti di Rilevante Interesse Nazionale" per la
ricerca universitaria).
Il cui art. 4 comma 2 così recita: "La domanda è [leggi: va] redatta in lingua inglese; a scelta del proponente, può essere fornita anche una ulteriore versione in lingua italiana."
La frase eufemisticamente all'indicativo in realtà con valore imperativo è sinceramente preoccupante. Che il ministro imponga l'uso di una lingua straniera (estranea cioè agl'italiani, non-nativa) in casa propria, scavalcando la lingua nazionale e ufficiale (cfr. art. 9 della Costituzione), lascia decisamente senza parole.
2.
Morte di una lingua annunciata?
La
morte di una lingua non è determinata dal suo uso e dalla sua trasformazione al
contatto con altri idiomi con accoglienza, secondo i propri bisogni e gusti, di
voci straniere adattate o meno, ma dalla sua rinuncia ad essere usata nelle
diverse situazioni comunicative, soprattutto poi se si tratta di contesti
culturalmente alti, per essere sostituita con un'altra.
Il
processo che si innesca con atti del genere -- sostituendo alla lingua
nazionale l'anglo-americano --- è quello della riduzione degli ambiti d'uso scientifici
dell'italiano. Si tratta di una forma di "diglossia", di bilinguismo
di serie B, per l'italiano confinato agli usi Bassi, rispetto all'inglese
riservato agli usi Alti, in attesa magari di un totale spiazzamento dell'italiano
in tutti i contesti.
3. Ferdinand de Saussure
(1891) aveva già previsto le condizioni di morte di una lingua
Il
processo in atto ricorda insomma quello già indicato dal Saussure autore della "Première
Conférence" all'Università di Ginevra nel novembre 1891:
"Una lingua non può morire di morte
naturale. Non può morire che di morte violenta. Il solo modo che abbia di
cessare, è di vedersi soppressa per forza, per una causa del tutto esterna ai
fatti di linguaggio.
Cioè ad esempio per lo sterminio totale
del popolo che la parla, come succederà prossimamente per gli idiomi dei
Pellerossa dell'America del Nord.
Oppure per imposizione di un nuovo idioma appartenente a una razza
più forte; generalmente ci vuole non soltanto una dominazione politica,
ma anche una superiorità di civilizzazione, e spesso ci vuole la presenza
di una lingua scritta che viene imposta
dalla Scuola, dalla Chiesa, dall'amministrazione... e attraverso
tutti i canali della vita pubblica e privata. È un caso che si è ripetuto
cento volte nella storia [...] Ma queste non sono cause linguistiche.
Non accade mai che una lingua muoia di
consunzione interna, dopo aver portato a termine la carriera che le era
destinata. In se stessa è immortale, cioè non vi è alcuna ragione per cui la
sua trasmissione si arresti per una qualche causa relativa all'organizzazione
di quella lingua stessa".
4. Ravvedimento
in vista
Ma
abbiamo motivo di ritenere che al ministero, grazie anche al consiglio di saggi
glottologi, verrà apportato l'utile correttivo nel bando per un uso naturalmente
obbligatorio della lingua nazionale, affiancato caso mai facoltativamente da
quello della lingua inglese.
L'italiano
per realizzare le sue potenzialità linguistico-culturali non può rinunciare ad
essere usato, in casa propria, cedendo a idiomi di comunità più forti, se non
prepotenti, come l'anglo-americano, se non vuol rischiare di scomparire.
P.S. Naturalmente si potenzi l'apprendimento
dell'inglese -- lingua veicolare, internazionale e idioma di uno Stato,
culturalmente, economicamente ecc. avanzato come gli USA -- a scuola,
all'università, con corsi anche in TV o alla radio (come nei decenni del secolo
scorso).
* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania
Tra i suoi ultimi libri Il linguaggio di papa Francesco (Libreria editrice Vaticana 2016), Maestri della linguistica otto-novecentesca (Edizioni dell’Orso 2017), Maestri della linguistica italiana (Edizioni dell’Orso 2017).
* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania
Tra i suoi ultimi libri Il linguaggio di papa Francesco (Libreria editrice Vaticana 2016), Maestri della linguistica otto-novecentesca (Edizioni dell’Orso 2017), Maestri della linguistica italiana (Edizioni dell’Orso 2017).
1 commento:
Punto 2: "annunciata" - la morte oppure la lingua?
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