È un
vero capolavoro di "verbalizzazione" la notissima scena
del film (Totò, Peppino e la malafemmena del
1956), in cui Totò detta a Peppino una lettera destinata a una signorina perché,
dietro compenso di una somma, lasci il nipote che per lei ha perduto la testa,
compromettendo il proprio futuro.
Tutta
la comicità di Toto è giocata a un tempo sulla sua mimica e sull'uso
dell'italiano così come veniva realizzato dagli italiani, nativofoni dialettali
e italofoni alle prime armi. Un italiano quindi di stampo popolare con
interferenze dialettali, processi vari di semplificazione soprattutto morfologica,
e mescolanza di stili e registri eterogenei, alti e bassi, particolarmente
marcati nell'uso scritto.
Nel
corso della dettatura della lettera a un certo punto Totò così si esprime:
«Signorina,
[...] Questa moneta servono, [...] a che voi vi consolate [...] dai dispiacere,
dai dispiacere che avreta... che avreta... che avreta (e già è femmina, e femminile), che avreta, perché... dovete lasciare nostro nipote».
Ciò
che qui colpisce è la presenza della marca del femminile nella desinenza
verbale ("avret-a"), ben 4
volte, con piena consapevolezza metalinguistica. L'osservazione potrebbe
sembrare stravagante se non gratuita. In realtà, si rivela di estremo
interesse, perché lascia trasparire una notevole sensibilità
linguistico-grammaticale da parte di un "laico". Insomma un Totò originale,
se non geniale "linguista".
L'italiano
marca infatti il femm. solo nei nomi, nei pronomi e nei loro accordi con gli
aggettivi, gli articoli, i clitici (per es. "una bella ragazza";
"lei è proprio bella", "la compro, la macchina"), e con i participi passati ("Stefania è
uscita").
Il
futuro "avret-e" è
diventato nella lettera di Totò "avret-a"
probabilmente perché legato alla pronuncia regionale dell'italiano in Campania,
in cui le "-e" finali atone
tendono a diventare vocali un po' evanescenti, alla francese. Volendo quindi
dare una piena identità italiana alla "-e", Totò ha reinterpretato la "-e" evanescente come una vocale piena, di massima apertura,
ovvero come "-a". E a
questo punto, essendo la /-a/ nei sostantivi italiani, per l'87% dei casi, la
vocale tipica delle parole femminili, Totò si è lasciato andare al commento di
"avret-a" come termine
femminile che concorda col soggetto appunto femminile (la signorina, cioè, per
la quale il nipote aveva perduto la testa).
Il
marcare il genere nel verbo, non è però una stravaganza. Si tratta infatti di una
caratteristica del 16% delle lingue del mondo, stando a uno studio della Bybee
del 1995. Totò ha quindi creato una neo-regola dell'italiano relativa al
femminile, trasferendola dai nominali al verbo. Per curiosità del lettore, sulla
scorta di studi di E. Di Domenico (1997) e da ultimo di G. Schirru (2016), possiamo
documentare tale uso in alcune lingue del mondo. Dove ha peraltro origini
diverse. In alcune lingue le desinenze personali del verbo rappresentano
l'agglutinazione dei pronomi liberi (così in arabo). In altre
invece si spiegano con l'originario participio passato (così in russo e nell'indo-iranico).
O ancora in maniera diversa. (Per ulteriore esemplificazione il lettore curioso si potrà rifare al testo
istituzionale di G.G. Corbett (1991) Gender,
basato su un campione di oltre 200 lingue del mondo).
In
primo luogo (Schirru 2016), il genere coniugato è documentato nell'arabo standard e nell'arabo classico: (i) fa'alta
'facevi [tu Masch.]' Versus fa'alti 'facevi [tu Femm.]'; ('tu' Masch.
= 'anta > -ta Versus 'tu' Femm. = 'anti > -ti); -- (ii) fa'ala 'faceva [lui]' Versus fa'alat
'faceva [lei]'; -- (iii) fa'altum 'facevate [voialtri]' Versus fa'altunna
'facevate [voialtre]'; -- 'voialtri'
'antum > -tum Versus 'voialtre' 'antunna >
-tunna; -- (iv) fa'alū 'facevano
[essi]' Versus fa'alna 'facevano [esse]'; -- (v)
DUALE: fa'alā 'facevano [essi-due]' Versus fa'alatā 'facevano
[esse-due]'.
Poi
in russo: (i) (ja) napisa-l prijatelju
'(io) scrissi [Masch.] a un amico' Versus
(ja) napisa-l-a prijatelju '(io)
scrissi [Femm.] a un amico'; -- (ii) ležal-Ø 'stava [lui]' Versus ležal-a
'stava [lei]' Versus ležal-o 'stava [esso]'.
E
in indo-iranico - in persiano - in part. nel dialetto di
Abyane: bakat-Ø '[è] cad-uto' > 'cadde [lui]' Versus bakat-a '[è] cad-uta' > 'cadde [lei]'. E nel dialetto del Takestan: mivrij-é 'corre [lui]' Versus mivrij-ía
'corre [lei]'.
Quindi
in somalo (Di Domenico 1997): joogaa/joogá 'è là [lui]' Versus joogtaa/joogtá 'è là [lei]' (ignota l'origine).
Come
prefissato in abkhaz (lingua
caucasica nord-occ.): (i) wǝ-q'awp' '[tu Masch.] sei' Versus bǝ-q'awp' '[tu Femm.] sei'; -- (ii) dǝ-q'awp' '[lui/lei] è Versus q'awp'
'[esso/a] è'.
E
in lak (lingua caucasica settentr.): Ø-ur-i '[lui] è' Versus d-ur-i '[lei] è' Versus b-ur-i '[esso/a] è'.
Ritornando
in Italia, il fenomeno è presente nel dialetto delle Marche (il ripano di Ripatransone):
(i) [i/tu/issu 'io/tu/lui'] magn-u 'mangio' (Masch.) Versus [i/tu/esse
'io/tu/lei'] magn-e (Femm.); -- (ii) [nui 'noialtri'] magn-emi (M.) Versus [nui 'noialtre'] magn-ema (F.); -- (iii) [vui 'voialtri'] magn-eti (M.) Versus [vui 'voialtre'] magn-eta (F.); -- (iv) [isci
'essi'] magn-u (M.) Versus [essa
'esse'] magn-a (F.); -- (v) [issu]
ved-u '[lui] vede' (M.) Versus [esse]
ved-e
'vede (F.) ' Versus sǝ ved-ǝ kǝ 'si vede che' (Neutro).
E
nei dialetti veneti del Trentino
(dialetto di Roncone): è
'è' (Masch.) Versus èi 'è' (Femm.), originariamente in variazione libera; -- el lat l'è vignù àgher 'il latte l'è diventato acido' Versus l'èi
propi na bela giornada 'l'è proprio una bella giornata'.
In
conclusione, Totò, con le parole e i gesti, si rivela un grande comico che
insegna agli italiani, con notevole sensibilità linguistica e teorica, a
riflettere sulla poliedricità della lingua e della Grammatica italiana, e non
solo.
*
Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania
--Per
una grammatica ‘laica’. Esercizi di analisi linguistica: dalla parte del
parlante (Utet 2010);
--
Scrivere per gli italiani nell'Italia post-unitaria (Cesati 2013);
--Dove
va il congiuntivo? (Utet 2013);
--
Il linguaggio di Papa Francesco. Analisi, creatività e norme grammaticali
(Libreria Editrice Vaticana 2016)
1 commento:
Molto interessante, grazie.
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