lunedì 10 aprile 2017

La grammatica acquisizionale dell'italiano lingua-2. S.C. Sgroi


 
di Salvatore Claudio Sgroi *



 Verso l'italiano. Percorsi e strategie di acquisizione, a cura di Anna Giacalone Ramat (Carocci 2017), al di là del titolo apparentemente anodino, si impone in realtà all'attenzione del lettore in quanto si tratta di una "Grammatica acquisizionale dell'italiano L-2" o lingua seconda. L'analisi è stata condotta da un pool di (13) studiosi del "Progetto di Pavia" del 1986 sotto la guida della curatrice

L'oggetto è infatti costituito dall'italiano appreso ("acquisito") dagli stranieri in Italia, in maniera naturale, oralmente, come lingua seconda L-2 (non straniera), inseriti cioè nella realtà italiana, attraverso l'interazione dialogica naturale con i nativofoni italiani e altri apprendenti stranieri, ovvero senza uno studio formale (del libro di grammatica).

Il campione di parlanti, su cui è basata questa grammatica, è costituito da 20 stranieri di madrelingua di 5 diverse famiglie linguistiche: Austronesiano (malese: 2 informanti), Indo-europeo (albanese, francese, inglese: 3, tedesco: 4), Niger-Congo (morè), Semitico (arabo marocchino, tigrino dell'Eritrea: 3), Sino-tibetano (cantonese, cinese mandarino, cinese wù: 2). Di età diversa: 7 (tra i 10/19 anni), 10 (tra i 20/30 anni), 3 (tra 33/48 anni). Di sesso diverso: 14 maschi e 6 femmine. Di occupazione diversa: studenti (5), insegnanti (4), operai e assim. (10), ingegnere (1). Senza escludere confronti con corpora di altre ricerche.

La grammatica acquisizionale, di tipo funzionale, descrive l'italiano L-2 a livello morfologico (nome e verbo), sintattico (della frase semplice e subordinazione), testuale (anafora, connettivi, frasi marcate). È tralasciato il livello fonologico e lessicale. Ma l'acquisizione della L-2 da parte degli stranieri residenti in Italia è messa a confronto con l'acquisizione della L-1 dei nativofoni. E si analizzano alla fine le applicazioni della L-2 nel campo glottodidattico, dell'insegnamento "guidato" dell'italiano agli stranieri in vista della costruzione di un sillabo.

A differenza di una grammatica italiana dei nativofoni colti adulti (per es. Serianni ed. Utet-Garzanti 1988, Salvi-Vanelli ed. il Mulino 2004, Prandi-De Santis ed. Utet 2011, Ferrari-Zampese ed. Carocci 2016), questa grammatica non ha certamente finalità di insegnamento dell'italiano parlato dagli stranieri, ma mira a far conoscere come un parlante acquisisce una lingua non-nativa (e indirettamente anche la propria). L'italiano degli stranieri rispetto a quello dei nativofoni è normativamente un italiano pieno di "errori" formali a tutti i livelli, presentando spesso non pochi tratti dell'italiano popolare dei nativofoni. Ma l'analisi funzionale delle strategie  situazionali adottate dagli stranieri per (farsi) capire (da)gli altri è un'avventura intellettuale per il lettore, di grande fascino. E un'occasione unica suscettibile di scoperte straordinarie per poter capire problemi non ancora risolti.

L'italiano L-2 si configura come "varietà di apprendimento" dell'italiano, ovvero come "interlingua", con tratti tipici, come accennato, dell'italiano popolare dei nativofoni italiani subalterni. Una varietà di italiano che risente solo in parte delle interferenze delle lingue di origine dei parlanti, e ancor più di condizionamenti tipologici, se non universalistici comuni a tutte le lingue. Per la esemplificazione c'è solo l'imbarazzo della scelta.

Una scoperta non secondaria sono per es. le sequenze acquisizionali. Lo straniero passa attraverso la seguente progressione di acquisizione con valore implicazionale: "I. Presente /Infinito > II. (Ausiliare) Participio passato > III. Imperfetto > IV. Futuro > V. Condizionale > VI. Congiuntivo".

A livello di sintassi, nel periodo ipotetico, l'ordine protasi-apodosi è quello più frequente, d'accordo con la L-2 e tipologicamente; con l'unico subordinatore "se".

Il volume è una rist. dell'ed. 2003. Ma un aggiornamento della ricerca del successivo decennio è il cap. "Italiano come L2" di Giacalone Ramat-Chini-Andorno, nel vol. SLI "La linguistica italiana all'alba del terzo millennio (1997-2010)" (Bulzoni 2013, pp. 149-206).

Un precedente importante, sul tema, era stato il saggio di Emanuele Banfi del 1993: "Italiano come L2" (in L'Altra Europa linguistica. Varietà di apprendimento e interlingue nell'Europa contemporanea, La Nuova Italia, pp. 35-102). Che non esclude né fonologia, né lessico, né la lingua scritta. Propone un'accurata analisi ai diversi livelli linguistici dei testi delle interlingue di due cinesi (45enne di Scian-ghai e 16enne pechinese di Chen-yan), di una greca (57enne), di un marocchino (24enne) e di una giovane venezuelana, con appendice antologica di testi. Il che consente di cogliere meglio l'aspetto sistemico dell'interlingua dei singoli parlanti, in base al principio saussuriano della lingua come sistema (sincronico) di segni. Il volume del 1993, non si limita però a questa "(Mini)grammatica acquisizionale dell'italiano l-2", ma si configura come "Grammatica acquisizionale delle lingue d'Europa-L2 (italiano, francese, tedesco, inglese)", a cura di altre studiose dello stesso pool pavese: M. Chini, A. Valentini e M. Pavesi. Il tutto preceduto da un capitolo sulla "Sociolinguistica dei movimenti migratori europei" di M. Vedovelli.



 * Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania

Autore tra l’altro di 

--Per una grammatica ‘laica’. Esercizi di analisi linguistica: dalla parte del parlante (Utet 2010);
-- Scrivere per gli italiani nell'Italia post-unitaria (Cesati 2013);
--Dove va il congiuntivo?  (Utet 2013);
-- Il linguaggio di Papa Francesco. Analisi, creatività e norme grammaticali (Libreria Editrice Vaticana 2016)

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