Ciò non significa, però, che colui che scrive per il pubblico – diffonde, quindi, la “cultura” – sia esentato dal conoscere la corretta grafia dei termini che adopera. Interdittore, cioè “proibitore”, viene dal latino “interdictor” e divenuto in italiano interdittore, appunto, per la legge linguistica dell’assimilazione: la consonante “c” è stata assimilata dalla “t”. L’assimilazione – forse è bene ricordarlo – è un processo linguistico per cui dall’incontro di due consonanti la prima diventa uguale alla seconda, cioè si “assimila”.
Diverso, invece, è il caso dell’aggettivo “brettone” – che le solite “grandi firme” scrivono erroneamente con una sola “t”. La forma corretta è con due “t” (brettone), non perché in questo caso “entra in vigore” la legge dell’assimilazione linguistica, ma perché il termine viene dal tardo latino “britto, brittonis” dove la doppia “t” è insita nella radice. Bretone, con una sola “t” e che alcuni ritengono grafia corretta, è l’italianizzazione del francese “breton”. Gallicismo che sconsigliamo vivamente se si vuole scrivere e parlare la lingua di Dante in modo corretto. Un'altra prova di quanto affermiamo si ha leggendo questo titolo di un giornale in rete:
Torino, superati i valori di
monossido e di acido cloridico
In questo caso il redattore titolista ha dimostrato di aver
frequentato con scarso profitto le aule scolastiche. L'acido in questione si
chiama "cloridrico", il nome è composto, infatti, con il sostantivo
"cloro" (non schiettamente italiano derivando dal francese chlore) e il suffisso
"-idrico".
***
La parola che segnaliamo è: stronchino. Aggettivo e sostantivo maschile. Si dice di bambino zoppo o privo
di qualche arto.***
Lettera aperta alla "Treccani"
altrettanto (ant. altretanto) agg. e
avv. [da altro e tanto]. –
1. agg. Quanto l’altro, nella stessa misura di un altro o di altra cosa: cinquanta paternostri con a.avemarie (Boccaccio); ho provato per la tua vittoria a. gioia che se avessi vinto io; la mamma vuole a. bene a te che a me. Usato come pron., con valore neutro, la stessa cosa, la stessa quantità o misura: egli si voltò, e chi lo seguiva fece a.; tu hai speso dieci euro e io altrettanto. E come risposta a un augurio: «Buon appetito!» «Grazie, altrettanto».
1. agg. Quanto l’altro, nella stessa misura di un altro o di altra cosa: cinquanta paternostri con a.avemarie (Boccaccio); ho provato per la tua vittoria a. gioia che se avessi vinto io; la mamma vuole a. bene a te che a me. Usato come pron., con valore neutro, la stessa cosa, la stessa quantità o misura: egli si voltò, e chi lo seguiva fece a.; tu hai speso dieci euro e io altrettanto. E come risposta a un augurio: «Buon appetito!» «Grazie, altrettanto».
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Cortese Redazione,
a mio avviso, modestissimo, andrebbe emendata la
dicitura "usato come pronome neutro con valore avverbiale".
Altrettanto, oltre che aggettivo e avverbio, è un pronome a tutti gli
effetti e segue le varie flessioni. L'esempio, quindi, "tu hai speso dieci
euro e io altrettanto" andrebbe emendato in "io altrettanti
(dieci)". Nell'esempio citato "altrettanto" non ha valore
neutro, riservato questo agli aggettivi, ma è un pronome a tutti gli effetti. Cordialmente
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