Ecco un modo di dire - probabilmente poco conosciuto - messo
in pratica da tutti coloro che in una discussione non raggiungono mai un
accordo oppure si dilungano in chiacchiere sterili senza mai arrivare al
"dunque". Per l'origine dell'espressione diamo la "parola"
a Pico Luri di Vassano, al secolo Ludovico Passarini. «Narrano le cronachette
del popolino di Firenze, che uno soprannominato il "Padella" volle
fare anch'esso la su' veglia la sera di Carnevale, e v'invitò tutto il
vicinato. Vennero i sonatori co' loro strumenti, e in mezzo alle chiacchiere
della brigata il loro capoccia cominciò ad accordarli. Accorda, accorda,
accorda, e non andavano mai all'unisono; sí che non si poté attaccare un ballo.
Intanto dalli, dalli, venne il sonno ad occupar le ciglia degl'invitati: e
ognuno se ne tornò a casa ridendo e dicendo: "La veglia del Padella è
andata a finire in accordature"; e il detto diventò proverbio».
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La lingua "biforcuta" della stampa
Cosí
titolava un quotidiano in rete. Sarà bene ricordare che il sostantivo
"aspirapolvere" non ha plurale perché è composto di una voce verbale
e un nome femminile singolare e i sostantivi cosí formati nel plurale restano
invariati: il portacenere, i portacenere;
l'aspirapolvere, gli aspirapolvere.
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Lo strafalcione è stato corretto (si sono imbattuti in questo sito?)
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Invitiamo l'anonimo
lettore che nei commenti al "post" A bizzeffe ha scritto: Lei si contraddice in
continuazione. Chiudo qui. a dirci dove e
quando ci siamo contraddetti.
2 commenti:
Gent. Dott. Raso, vedo con piacere che spesso ci spiega tanti modi di dire della nostra lingua. Le chiedo, pertanto, di spiegarci anche l'espressione "essere una pizza", per indicare una cosa lunga e barbosa. Io non ho trovato niente di convincente.
Grazie in anticipo.
Otto
Gentile Otto,
non so, onestamente, quanto possa essere attendibile questa spiegazione. L'espressione sembra sia di origine popolare romanesca. Quando una pizza ha parecchi ingredienti risulta, a volte, molto pesante e di difficile digestione. Pare che questo tipo di "pizza" capitò sotto i denti di un popolano romano che non esitò a inveire contro il "pizzettaro" dicendo "che pizzaaa!" Di qui, per traslato, la locuzione è passata a indicare un discorso lungo e barboso, quindi pesante.
Cordialmente
FR
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