lunedì 9 giugno 2014

Prendere sottogamba

Crediamo sia molto difficile trovare una persona che non abbia mai adoperato o, per lo meno, sentito questo modo di dire, che - si sa - significa "sottovalutare", "prendere una cosa con molta leggerezza e disinvoltura, senza tener conto di eventuali difficoltà"; in una parola, prendere tutto alla leggera. Donde viene quest'espressione adoperata, appunto, in senso traslato o figurato? Alcuni "scienziati della lingua" ritengono sia nata nei circoli bocciofili. Sembra, infatti, che un accanito giocatore di bocce si vantasse di riuscire a colpire il pallino con la boccia tirandola con il braccio fatto passare sotto la gamba. Poiché non sempre riusciva nell'impresa i suoi detrattori coniarono la locuzione "prendere sottogamba", appunto, con il significato a tutti noto: fare le cose alla leggera.

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Mogio e moggio

Si presti attenzione a questi due vocaboli: non si possono scrivere, indifferentemente, con una o due "g", come avviene, per esempio, con il termine "eclettico", che può prendere una o due "c"; anche se è preferibile scriverlo con una sola "c" perché grafia piú vicina alla voce greca, da cui deriva. Le parole in oggetto, dunque, cambiano di significato a seconda della grafia. Con una "g" (mogio) il termine è un aggettivo e sta per "abbattuto", "avvilito" e simil: è uscito da scuola mogio; con due "g" (moggio) è un sostantivo maschile e indica un'antica unità di misura agraria. Ha due plurali, uno regolare maschile, i moggi, e uno irregolare femminile, le moggia.

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