Moltissimi amici blogghisti si imbatteranno - probabilmente - per la prima volta in quest'espressione anche se, inconsciamente, l'hanno "sperimentata" sulla loro pelle. Chi è, dunque, un uomo da sarti? Una persona che non vale nulla. L'origine - ci sembra intuitiva - si fa risalire ai tempi in cui i sarti tenevano (e tengono tuttora) nella loro bottega dei manichini di legno che servivano (e servono) loro da modelli per provare i vestiti, cosí come i parrucchieri avevano busti e teste di legno per acconciarvi i parrucchini. In senso figurato, quindi, un uomo da sarto è un uomo che non vale nulla perché ha la testa di... legno. Con significato affine si adopera anche l'espressione «essere un uomo di cenci» o un pupazzo. Quest'ultima locuzione si rifà alle feste profane in cui si rappresentavano dei personaggi fatti di cenci e si portavano in processione per le strade dei paesi. L'espressione si trova nel «Decamerone» del Boccaccio, dove possiamo, infatti, leggere: «Il Re, che sino allora era stato un huomo di cenci, e uno scimunito, parve ch'e' si destasse da un gran sonno». È evidente che "huomo di cenci" sta, per l'appunto, per un "uomo che non vale nulla".
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Su molti giornali abbiamo letto, durante le ultime competizioni elettorali, che la signora Y "è stata eletta deputato del parlamento europeo". La frase in oggetto presenta due errori marchiani: uno di grammatica, l'altro, diciamo di... concetto. Il primo è che deputato ha il femminile regolarissimo: "deputata". La deputata Maria Cicogna, quindi. E veniamo al secondo: si dice deputato "a", non "di". Perché? Perché deputato è il participio passato del verbo "deputare" che significa "destinare, assegnare a un determinato ufficio". Deputato "al" parlamento, vale a dire "assegnato, destinato al parlamento".
venerdì 6 giugno 2014
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