Il linguista Aldo Gabrielli, nel suo “Dizionario Linguistico Moderno”, sconsiglia
l’uso del verbo “promanare”, usato transitivamente, nel significato di “diffondere”,
“promulgare”. Vediamo, dunque, ciò che
scrive in proposito (il vocabolario “revisionato”
non ne fa menzione, anzi...): «Promanare è di
regola intransitivo, e vale “scorrer fuori”, “sgorgare”, e figuratamente “derivare”
(dal tardo latino ‘promanare’, composto di ‘pro’, innanzi, e ‘manare’,
scorrere); si dirà quindi bene: “Un acuto profumo promanava dal campo fiorito”;
“Ogni verità promana da Dio” e simili. Molti però usano il verbo come
transitivo nel significato di “diffondere”, “promulgare”, confondendolo con “emanare”,
intransitivo esso pure nella buona lingua, ma usato spesso transitivamente nel
linguaggio burocratico (“emanare un decreto, una circolare, un ordine ecc.”); e
dicono, per esempio: “È stata promanata
una disposizione di legge”. È un esempio da non seguire». E noi seguiamo i
suggerimenti dell’insigne linguista. Voi, amici blogghisti?
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La parola che proponiamo oggi è: briologia. Sostantivo femminile. Parte della botanica che si occupa dello studio dei muschi. È formata con le voci greche "bryon", musco e "logos", discorso, studio.
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