“Nulla” e “niente” sono pronomi indefiniti (singolari)
invariabili e si riferiscono a una cosa.
Hanno la “forza” di negare, senza l’aggiunta di un’altra negazione, solo
se precedono il verbo di modo finito: nulla lo fermerà; niente lo soddisfaceva;
nulla lo cambierà. Quando sono posposti al verbo non negano… nulla se non sono
accompagnati da un’altra negazione (non): non dice nulla; non gli piace niente.
Non è un buon italiano, dunque, dire o scrivere, per esempio, “mi meraviglia
nulla”; “niente mangerò a pranzo”. Tuttavia costrutti senza il “non” si trovano
nell’italiano antico: “Quando poteva s’aiutava, ma ciò era niente” (Boccaccio).
Oggi, l’uso moderno “condanna” simili costrutti.
Locuzioni come “fa niente”, “fa nulla”, “so niente” e simili sono considerate
dialettali, infatti, perché non
accompagnate dal “non” e da evitare, per tanto, in buona lingua italiana. Da notare,
infine, che nelle frasi interrogative i due pronomi perdono la loro “negatività”
acquistando un valore positivo: “ti occorre nulla”? (ti occorre, cioè, qualche
cosa?); “vuoi niente?” (vuoi qualcosa?). Dimenticavamo. Nulla e niente si
possono apostrofare: null’altro; nient’affatto.
***
La parola del giorno (di ieri): svagato.
Nessun commento:
Posta un commento