sabato 14 dicembre 2013

Il superlativo

Tutti sappiamo – piú o meno – che il superlativo, in linguistica, o meglio in grammatica, è un termine che sta a indicare il livello piú alto di una qualità aggettivale o avverbiale e può avere un senso assoluto (ricchissimo) o può stabilire una relazione con un dato ambiente o gruppo (il piú ricco del paese). Nel primo caso abbiamo il superlativo assoluto in quanto – come dice la stessa parola – non esiste nessuno “piú ricco” del ricchissimo, nel secondo caso abbiamo il superlativo relativo perché può esistere un altro “piú ricco” in un altro paese. Il superlativo assoluto, insomma, indica il massimo grado di una qualità in confronto a tutti; quello relativo, invece, indica una qualità maggiore limitatamente a un gruppo.  In questa sede non vogliamo dilungarci sulla formazione dei vari superlativi; vogliamo trattare, invece, una questione abbastanza sottile ma della massima importanza: il superlativo si può formare  con tutti gli aggettivi qualificativi?  No. Vi sono, infatti, due casi specifici in cui l’aggettivo non può essere “superlativizzato”.  Il primo è senza dubbio piú semplice da comprendere per la sua “logicità” perché riguarda quegli aggettivi (di grado positivo) che contengono già in sé stessi l’idea o il concetto di una “qualità o caratteristica realizzata al massimo grado”. Tra i numerosi aggettivi appartenenti a questa categoria ci vengono alla mente: “perfetto”, “assoluto”, “totale”, “esaurito”, “completo”, “saturo”.  Per fare un esempio (di cui chiediamo scusa per la sua “banale logicità”) i posti a sedere di un teatro possono essere “esauritissimi” o “i piú esauriti” di altri teatri? Altrettanta “banale logicità” contiene la risposta: no. Esaurito, quindi, pur essendo un aggettivo di grado positivo è già elevato al massimo grado. Questa “regola”, però, vale a condizione che gli aggettivi suddetti siano adoperati in senso proprio e non estensivo o volutamente enfatico, cosa che si ritrova nell’uso parlato. Il secondo caso – molto piú complesso – necessita di un chiarimento preliminare. Tra gli aggettivi veri e propri (bello, piccolo, buono, grande ecc.) vi sono quelli cosí detti di relazione, quali, per esempio, “notturno”, “olimpico”, “finanziario”, che,  quantunque classificati  tra gli aggettivi qualificativi, non esprimono una qualità in senso stretto, considerata autonomamente, quanto un stretta relazione col nome dal quale provengono. Per fare il solito esempio “logicamente banale”, non ci può essere un locale notturno che sia “notturnissimo” o “il piú notturno”  di altri. Un locale notturno è… notturno, punto e basta.  Gli aggettivi di questo tipo, insomma, non si possono elevare al massimo grado (superlativo).  

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