Due parole, gentili amici, sul verbo 'fare' che, come usa dire, viene... usato in tutte le salse. Ciò non è bello sotto il profilo del gusto stilistico e non è affatto ortodosso sotto quello grammaticale. Fare, insomma, non è un verbo "tuttofare". L'uso di fare, per esempio, in sostituzione del verbo dire è linguisticamente accettabile soltanto quando nel corso di un dialogo o di una narrazione sottintende anche l'azione del gestire e vuole esprimere il concetto o, meglio, l'idea di un intervento repentino: m'incontra per strada, per caso, e mi fa (cioè: mi dice): Quando sei tornato? È bene evitare, inoltre - sempre che si voglia parlare e scrivere rispettando le "leggi" della lingua - alcune locuzioni in cui il verbo fare è adoperato nella forma riflessiva apparente: farsi l'automobile e simili; farsi i baffi; farsi la barba; farsi i capelli; farsi le unghie; farsi un dovere; farsi cattivo sangue; farsene una passione; farsene una malattia e simili. In tutte le espressioni su dette il verbo fare può essere sostituito benissimo con un altro che faccia alla bisogna (piú appropriato). Farsi la barba, per esempio, si può sostituire con il verbo "radersi".
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Cortese dr Raso,
un suo parere. Mi è stato detto che "calcare" cambia di significato secondo la posizione dell'accento. Se questo cade sulla seconda "a" è verbo e significa "premere"; se cade sulla prima, invece, è sostantivo e significa "roccia".
Grazie
Ottavio L.
Terni
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Gentile Ottavio, nulla di piú "falso". Calcàre, tanto verbo quanto sostantivo, ha solo l'accentazione piana. L'argomento è stato trattato sul "Cannocchiale". Le do il collegamento: http://faustoraso.ilcannocchiale.it/2007/11/03/calcare_o_calcare.html
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