mercoledì 19 giugno 2013

Stuzzichevole

Ciò che stiamo per scrivere – siamo sicuri – avrà la censura di buona parte dei linguisti, quelli “doc”. Intendiamo parlare di un aggettivo non attestato nei cosí detti vocabolari dell’uso: stuzzichevole. I dizionari riportano, infatti, stuzzicante, che significa «eccitante», «stimolante», «allettante»: è una proposta stuzzicante. A nostro modo di vedere sarebbe, invece, “piú corretto” stuzzichevole, per analogia con piacevole. L’aggettivo che proponiamo è, infatti, in regola con le “leggi” che… regolano la nostra lingua perché è formato con il verbo “stuzzicare” e il suffisso “-evole” che serve per la formazione di aggettivi derivati da sostantivi o da verbi di significato attivo o passivo: gradevole, amichevole, colpevole, ammirevole. Insomma, se da “piacere” si può avere tanto ‘piacente’ quanto ‘piacevole” non capiamo perché da “stuzzicare” non si possa avere sia ‘stuzzicante’ sia ‘stuzzichevole’. Quest’aggettivo, per tanto, si potrebbe classificare tra quelli deverbali. Abbiamo fatto un veloce giro in rete e, con sorpresa, abbiamo visto che la nostra proposta non è peregrina, anzi… Qualcuno ci ha preceduto perché stuzzichevole è già stato coniato e diffuso. Si veda questo collegamento: https://www.google.it/search?q=%22stuzzichevole%22&btnG=Cerca+nei+libri&tbm=bks&tbo=1&hl=it


* * *

Viepiú o vieppiú?

Ancora una contraddizione tra il vocabolario Gabrielli in rete e il "Dizionario Linguistico Moderno", dello stesso linguista, a proposito dell'avverbio "viepiú". Il vocabolario, "ritoccato", ammette la grafia "vieppiú" , il "Dizionario" la condanna.
Leggiamo dal vocabolario in rete: «viepiù
[vie-più] o vie più, vieppiù
avv.
lett. Sempre più, molto più: vidi Sansone / vie più forte che saggio (Petrarca)».

Nel "Dizionario Linguistico Moderno", invece, possiamo leggere: «Attenti a non scrivere "vieppiú" (...) e simili, perché dopo "vie" non è sottintesa una congiunzione "e" che giustificherebbe il raddoppiamento».

Ma non basta, leggiamo da "Si dice o non si dice?", sempre di Aldo Gabrielli: «dipiù, viepiù...
Volendo fare della locuzione avverbiale di più una parola sola, bisogna scrivere dipiù, con una sola p e non “dippiù”. E questo per la semplice ragione che la preposizione di non vuole in nessun caso il raddoppiamento fonosintattico. E scriveremo anche digià e non “diggià”, anche se è meglio continuare a scrivere di già; scriveremo difatti e non “diffatti” invece del più usato e preferibile di fatti; didietro e non “diddietro” (ma anche di dietro), dipoi o di poi, ma non “dippoi”, disopra e disotto, o di sopra e di sotto, ma non “dissopra” e “dissotto”.
Un errore simile molti lo commettono con l’avverbio composto viepiù che assai spesso vediamo scritto vieppiù (inutile ripetere che funziona anche la forma separata vie più, anche se è meno usata). Questo vie, infatti, antica alterazione di via usata come rafforzativo del comparativo, non richiede mai il raddoppiamento della consonante successiva. Analogamente scriveremmo viepeggio (o vie peggio) e viemeglio (o vie meglio), e non “vieppeggio” e “viemmeglio”: ma qui l’errore consisterebbe nell’usare espressioni vetuste e pedantesche».

"Sapere it" (De Agostini) attesta "vieppiú" addirittura come prima forma: «vieppiù, o viepiù, vie più, avv. ( lett.) sempre più, molto più».





Nessun commento: