giovedì 20 giugno 2013

Che farsa!

Riprendiamo il nostro viaggio alla ricerca di parole (o frasi) di uso comune il cui significato recondito non sempre è chiaro a tutti. Vi sarà capitato un'infinità di volte di sentire (o dire voi stessi) che «tutto si è risolto in una farsa», cioè in un nulla di fatto. Per comprenderne il significato e l'origine è necessario tornare indietro nel tempo e fermarsi al XIV secolo. In quel periodo storico non esistevano ancora i teatri, gli spettacoli si tenevano all'aperto - nelle piazze - e i soggetti erano tratti dalla storia sacra: i cosí detti misteri. Con il trascorrere del tempo si pensò di rappresentare, come "intermezzo" ai suddetti  misteri, brevi scene di contenuto profano (non sacre, quindi) allo scopo di alleggerire l'austerità e la "pesantezza" dello spettacolo principale, la storia sacra, per l'appunto. E, sempre con il trascorrere del tempo, queste scenette assunsero via via il carattere scherzoso, allegro, fino a diventare addirittura volgari. Bene. In Francia, dove ebbe origine questo "intermezzo", la scenetta inserita tra un atto e l'altro dello spettacolo prese il nome di "farce" (ripieno, imbottitura) e questa dal latino (sempre lui!) "farcire" (riempire, imbottire, infarcire), vale a dire «scenetta introdotta nello spettacolo come 'ripieno'». Dal francese "farce" è stato coniato il termine italiano "farsa". Se apriamo un qualsivoglia vocabolario della lingua italiana, lo Zingarelli per esempio, alla voce "farsa" possiamo, infatti, leggere: «Genere teatrale risalente al XV secolo ancor oggi vivo, di carattere comico e grossolano e, in senso figurato, serie di avvenimenti o imprese sciocche e ridicole».
Sentiamo anche Ottorino Pianigiani:

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