Per la spiegazione e l’origine di questo modo di dire che – come tutti sappiamo – significa “sottostare all’autorità, al potere assoluto di qualcuno”, occorre prendere il discorso alla lontana e rifarsi, come il solito, al… latino. Vediamo, dunque, che cosa è questo ‘balía’, che con il mutar dell’accento cambia anche di significato, pur discendendo dalla stessa “madre”. Balia (senza accento sulla ‘i’) proviene dal latino “bailus”, che significa ‘portatore’, ‘facchino’; il femminile “baiula” era, quindi, la portatrice (di bambini). Il verbo “baiulare” significava, infatti, ‘portar pesi’ e i bambini – lo sappiamo benissimo – ‘pesano’. Con il trascorrere del tempo, attraverso l’uso traslato o figurato, si cominciò a chiamare “bailus” colui che portava sulle spalle non un peso materiale, ma morale. Il termine, giunti a questo punto, acquisì, di volta in volta, l’accezione di ‘tutore’,’precettore’ (i precettori e i tutori portano sulle loro spalle il peso morale dell’educazione dei fanciulli), per arrivare, addirittura, al significato di ‘governatore’. L’italiano 'bailo', infatti, ai tempi della Repubblica di Venezia, era il titolo che spettava agli ambasciatori della Serenissima accreditati in Turchia. I nostri vicini Francesi mutarono ‘bailo’ in ‘baile’, dando questo titolo ai ministri di Stato e ai grandi dignitari di corte. La storia di questo ‘facchino’, però, non finisce qui. I discendenti dei Galli da ‘baile’ coniarono ‘bailli’, da cui il nostro ‘balí’ che, dagli inizi del XII secolo fino a tutto il Seicento stava ad indicare un alto ufficiale che amministrava la giustizia in nome del re o dei vari signori. Dal francese ‘bailli’ nasce, quindi, un altro sostantivo, ‘baillie’, con cui si indicavano l’autorità, il potere e la funzione di questo personaggio. Noi mutiamo il vocabolo francese ‘baillie’ in ‘balía’ (con la ‘i’ accentata), per distinguerlo da ‘balia’ e lo adoperiamo per tutto il Medio Evo per indicare il potere assoluto conferito alle magistrature ordinarie. ‘Balía’, per tanto, con il significato di ’potere’, ‘autorità’, lo troviamo nell’espressione “essere in balía di qualcuno” e nei vari sensi figurati: “essere in balía del vento”, “essere in balía delle onde”.
mercoledì 3 ottobre 2012
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