L’argomento, forse, è stato già trattato, onestamente non ricordiamo; nel caso ci scusiamo. Vogliamo parlare del complemento di specificazione, definito dai grammatici «un sostantivo che si unisce a un altro nome generico per “specificarlo” meglio, per meglio determinarne il significato»; è sempre preceduto dalla preposizione “di” (semplice o articolata) e risponde alla domanda sottintesa “di chi?”, “di che cosa?”: abbiamo letto le poesie di Giovanni Pascoli. Come si può facilmente evincere “Giovanni Pascoli” è il complemento di specificazione. E fin qui, nulla di… “strano”. Ciò che, probabilmente, molti non sanno è che il complemento di specificazione a sua volta si divide in altri complementi (che non tutti i “sacri testi” riportano) denominati “specificazione dichiarativa”, “specificazione attributiva”, “specificazione possessiva”. Gli esempi che seguono renderanno il tutto piú chiaro. Quando diciamo “il vizio del bere è dannoso” oppure “l’albero del melo è fiorito”, adoperiamo la “specificazione dichiarativa” in quanto “dichiariamo”, appunto, che è dannoso “il bere” ed è fiorito “il melo”. Se diciamo, invece, “la vittoria dei nemici” o “i re di Spagna” abbiamo una “specificazione attributiva” perché “nemici” e “ Spagna” possono essere sostituiti con un attributo: la vittoria “nemica” e i re ”spagnoli”. “Il gatto del mio vicino è bello”, “il libro di Giovanni è interessante” sono, invece, complementi di “specificazione possessiva” – e si intuisce facilmente – perché indicano, per l’appunto, il possesso (il vicino possiede il gatto, Giovanni possiede il libro). Stavamo per dimenticare la “specificazione soggettiva” e quella “oggettiva”. Rimediamo subito. “Il lavoro dell’insegnante è faticoso”; dell’insegnante, si capisce subito, è specificazione soggettiva. “Il vento è foriero di pioggia”; di pioggia è complemento di specificazione oggettiva perché la frase si può benissimo trasformare in “il vento ‘annuncia’ la pioggia”. Forse siamo stati un po’ troppo pedanti, ma non possiamo sottacere il fatto che molti studenti della “scuola di oggi” non riescono a cogliere nel complemento di specificazione le varie sfumature, quelle testé viste, appunto. Ciò, a nostro modo di vedere, va a discapito del buon uso della lingua italiana.
sabato 20 ottobre 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento