giovedì 30 dicembre 2010

«Monolingue», invariabile?


Dalla rubrica di lingua del quotidiano la Repubblica in rete:

lidia scrive:
Dizionario o vocabolario? Monolingue o monolingua? Quest’ultima domanda sembra assurda perchè “mono” equivale a singolo, eppure, ho sentito da persone autorevoli che il prefisso “mono” non condiziona la composizione del vocabolo .
Grazie

linguista scrive:
Fra “dizionario” e “vocabolario” può scegliere liberamente. L’altra domanda non riesco a comprenderla bene: è evidente che “mono”, essendo un prefissoide, può legarsi liberamente a singolari e plurali, maschili e femminili: “monolocale”, “monocamera”, “monopattini”, ecc. Se la questione investe però “monolingue” e “monolingua” si dovrà dire che i termini non sono sovrapponibili: “monolingue” è un aggettivo o un sostantivo per riferirsi a chi conosce una sola lingua’ (”una persona monolingue”, “un monolingue”, ecc.) e al plurale può fare “monolingui” o rimanere invariato; “monolingua”, molto raro, è invece sinonimo di ‘lingua unica e sim.’.
Massimo Arcangeli
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Ci piacerebbe sapere su quali basi “scientifiche” il linguista Arcangeli, responsabile scientifico della “Dante Alighieri”, fondi la sua tesi circa l’invariabilità di “monolingue”. Tutti i vocabolari consultati (tranne il “Treccani” in rete, e la cosa ci stupisce non poco) non ammettono la forma invariabile. Il Dop (Dizionario di Ortografia e di Pronunzia), in particolare,
è chiarissimo: “non -gue”.
Si clicchi su
http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=41625&r=61736
Questo commento è stato, “democraticamente”, cassato dai responsabili della rubrica di lingua di “Repubblica.it”.


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Oggi è invalso l’uso, introdotto da qualche “notabile della lingua”, di far seguire la preposizione “per” dalla sorella “di” (semplice o articolata). È un uso, questo, che chi ama il bel parlare e il bello scrivere deve assolutamente “evitare come la peste (linguistica)”. Non scriveremo (o diremo), quindi, “sono uscito per ‘delle’ compere. Diremo, correttamente, “sono uscito per ‘alcuni’ acquisti”.


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Dal sito
http://www.dossier.net/ del giornalista Giuseppe Carapucci, apprendiamo che “famigliare e così pure famigliarmente, famigliarità, famigliarizzare, sono tutte forme scorrette, al posto delle voci familiare, familiarmente, familiarità, familiarizzare”.
Ci spiace contraddire Carapucci, ma è necessario ristabilire una “verità linguistica”: le voci con il digramma “gl” sono corrette al pari di quelle senza il digramma: famigliare o familiare, quindi. Volendo si può fare, però, un distinguo: inseriremo il digramma “gl” (famigliare) per i parenti e per gli aggettivi che si riferiscono a questi: i miei famigliari; gli affetti famigliari. Con la sola “l” (familiare) l’aggettivo che sta per noto, conosciuto e simili: questo luogo mi è familiare. Useremo lo stesso criterio per i sostantivi familiarità e famigliarità, facendo attenzione a non inserire la vocale “e” tra la “i” e la “t”. Famigliarietà e familiarietà sono grafie errate.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi scuso se intervengo con un ritardo di anni, ma confesso di non essere un suo assiduo lettore. Quindi, dopo aver appreso casualmente del suo dispiacere nei miei confronti a causa della differenza tra "familiare" e "famigliare", vorrei rassicurarla: con un piccolo sforzo, spero di poter superare il trauma delle sue obiezioni. Piuttosto, mi permetto di suggerirle di preoccuparsi della sua memoria, o della solidità delle sue cognizioni lessicali.
Infatti, su questo suo blog lei scrive: 'è necessario ristabilire una "verità linguistica": le voci con il digramma "gl" sono corrette al pari di quelle senza il digramma: famigliare o familiare, quindi.' Invece, sul sito "Manuscritto.it", afferma perentorio: 'La sola grafia corretta quindi - a nostro parere - è "familiare", senza il digramma "gl", perché rispecchia la sua origine latina' (concordando con quanto scritto nella guida grammaticale di Dossier.Net).
Può rileggere la sua nota collegandosi all'url http://www.manuscritto.it/Lingua/Che_lingua_parli_22.html.
A me pare di cogliere una contraddizione che sono certo saprà rattoppare.
Comunque, per evitarle fatica, riporto per intero il post da lei pubblicato all'indirizzo web sopra citato.

Voci corrette e voci... familiari

di Fausto Raso

Alcuni amici ci hanno chiesto di risolvere l'annoso dilemma circa la grafia di "familiare": con la "g" (famigliare) o senza?
La lingua - chi può negarlo? - si evolve, ma la sua "evoluzione" non deve fare a pugni con le sue origini nobili, discendendo dal latino. Ci riferiamo ai così detti scrittori di vaglia (che forse sono tali solo quando compilano un... vaglia postale) che per mero snobismo scrivono "famigliare" (con tanto di digramma "gl") e non familiare, voce non scorretta ma... familiare. Ci rifiutiamo categoricamente di pensare che tali scrittori (e giornalisti "di grido") non considerino la derivazione latina del termine in oggetto: "familiaris". La sola grafia corretta quindi - a nostro parere - è "familiare", senza il digramma "gl", perché rispecchia la sua origine latina. "Famigliare", anche se alcuni linguisti la tollerano, è voce certamente non dotta. C'è da dire però, per onestà, che ci sono due scuole di pensiero al riguardo. Alcuni autori optano per il digramma "gl" (famigliare) solo quando questa voce si riferisce a tutto ciò che è strettamente legato alla famiglia: il padre, la madre, i fratelli sono i nostri "famigliari"; optano, invece, per la grafia alla latina (senza il digramma "gl") allorché la voce "familiare" significa "noto", "conosciuto", insomma... familiare: quella città mi è familiare, vale a dire "nota". Ci sembra, a nostro giudizio (se può valere in confronto con i "grandi"), una distinzione che non ha né capo né coda. Scriviamo e diciamo "familiare" (alla latina), punto e basta. Eviteremo, così facendo, delle distinzioni che aggraverebbero ulteriormente i nostri dubbi: un cugino di terzo grado è "famigliare" o "familiare"? A voi, cortesi amici "navigatori", trarre le conclusioni. [...] Quando si parla e si scrive per tutti (e gli scrittori e i giornalisti scrivono per tutti) l'uso è uno solo. Ed è l'uso corretto. A questo proposito ci viene da ridere quando, consultando alcuni vocabolari, leggiamo: voce meno corretta (o meno bene). Un termine o è corretto o non lo è. Non può essere "corretto a metà".

Cordiali saluti.

Giuseppe Carapucci
(curatore di Dossier.Net)

Fausto Raso ha detto...

Cortese Carapucci,
non mi è stato possibile (e non mi è possibile) emendare quanto pubblicato su "Manuscritto.it". Avrei dovuto scrivere: "La grafia da preferire quindi - a nostro parere - è 'familiare' senza il digramma 'gl'...".
Con i migliori saluti
FR