A proposito delle nostre noterelle del 19 novembre circa l’ausiliare da adoperare con il verbo “rallentare”, quesito posto da un lettore a “Domande e Risposte” del sito della “Treccani”, contestavamo la risposta della redazione perché il vocabolario “Treccani” non menzionava l’ausiliare “avere”.
Pubblichiamo la risposta della redazione alla nostra contestazione.
Gentile utente,
è vero che nel corpo della voce rallentare non si fa menzione esplicita dell’ausiliare avere nella diatesi intransitiva del verbo. La menzione è però implicita, quando, in coda alla trattazione di rallentare usato transitivamente si dice: «Frequente l’uso assol.: rallenta un po’, non riesco a tenerti dietro; è buona norma di prudenza, per chi guida, r. agli incroci; entrando in stazione, il treno rallenta progressivamente», dove “assol.” sta per assoluto, ovvero senza che il verbo (rallentare) sia seguito dal complemento oggetto. Anche l’uso assoluto richiede l’ausiliare avere; in caso contrario sarebbe stato detto a chiare lettere. E si capisce sin dalla prima occhiata che gli esempi riportati dal Vocabolario Treccani (rallenta un po’, non riesco a tenerti dietro; è buona norma di prudenza, per chi guida, r. agli incroci; entrando in stazione, il treno rallenta progressivamente) a corredo dell’uso assoluto di rallentare rispondono precisamente all’accezione da noi riferita, nella risposta al quesito d’origine, come propria della diatesi intransitiva di rallentare. Citiamo dalla nostra risposta: «Specialmente se parliamo di veicoli e di guidatori, rallentare intransitivo, nell’accezione di ‘andare più piano’ ha come ausiliare avere: in curva la macchina ha rallentato».
Dove sta, allora, il problema? In una questione di sottigliezze definitorie, che a qualcuno potrebbero sembrare questioni di lana caprina ma, in effetti, stimolati dalla sua osservazione, caro Fausto, meritano una spiegazione.
Diciamo che l’uso assoluto del verbo sta in una zona di confine tra l’uso transitivo e l’uso intransitivo, davvero non di rado difficilmente riconducibile a una o all’altra tipologia: il lessicografo, in casi come questi (più frequenti di quanto non si pensi), in cui il discrimine tra transitivo e intransitivo è molto sottile, ricorre alla categoria dell’“uso assoluto”: il verbo non ha il complemento oggetto, anche se sarebbe possibile immaginarlo (per es.: il guidatore rallenta la velocità della macchina; il treno rallenta la sua corsa e simili), ma di fatto si comporta come se fosse intransitivo, visto che l’oggetto non c’è e che normalmente non si usa nel parlare e nello scrivere. Un modo onesto per segnalare la fluidità del passaggio da usi transitivi a usi intransitivi. Non a caso, immediatamente dopo la parte della definizione succitata, si prosegue col punto e virgola (segno interpuntivo meno forte del punto fermo) e si passa all’uso intransitivo di rallentare: «[…] rallenta progressivamente; con valore più chiaramente intr. (aus. essere), […]».
Nel dare la risposta, in sostanza, per sforzo di sintesi, abbiamo trattato la scelta dell’ausiliare avere per l’uso assoluto come se si trattasse di un uso intransitivo del verbo nel significato di ‘andare più piano’, come nei fatti è.
Distinti saluti
Redazione del sito dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani
Pubblichiamo la risposta della redazione alla nostra contestazione.
Gentile utente,
è vero che nel corpo della voce rallentare non si fa menzione esplicita dell’ausiliare avere nella diatesi intransitiva del verbo. La menzione è però implicita, quando, in coda alla trattazione di rallentare usato transitivamente si dice: «Frequente l’uso assol.: rallenta un po’, non riesco a tenerti dietro; è buona norma di prudenza, per chi guida, r. agli incroci; entrando in stazione, il treno rallenta progressivamente», dove “assol.” sta per assoluto, ovvero senza che il verbo (rallentare) sia seguito dal complemento oggetto. Anche l’uso assoluto richiede l’ausiliare avere; in caso contrario sarebbe stato detto a chiare lettere. E si capisce sin dalla prima occhiata che gli esempi riportati dal Vocabolario Treccani (rallenta un po’, non riesco a tenerti dietro; è buona norma di prudenza, per chi guida, r. agli incroci; entrando in stazione, il treno rallenta progressivamente) a corredo dell’uso assoluto di rallentare rispondono precisamente all’accezione da noi riferita, nella risposta al quesito d’origine, come propria della diatesi intransitiva di rallentare. Citiamo dalla nostra risposta: «Specialmente se parliamo di veicoli e di guidatori, rallentare intransitivo, nell’accezione di ‘andare più piano’ ha come ausiliare avere: in curva la macchina ha rallentato».
Dove sta, allora, il problema? In una questione di sottigliezze definitorie, che a qualcuno potrebbero sembrare questioni di lana caprina ma, in effetti, stimolati dalla sua osservazione, caro Fausto, meritano una spiegazione.
Diciamo che l’uso assoluto del verbo sta in una zona di confine tra l’uso transitivo e l’uso intransitivo, davvero non di rado difficilmente riconducibile a una o all’altra tipologia: il lessicografo, in casi come questi (più frequenti di quanto non si pensi), in cui il discrimine tra transitivo e intransitivo è molto sottile, ricorre alla categoria dell’“uso assoluto”: il verbo non ha il complemento oggetto, anche se sarebbe possibile immaginarlo (per es.: il guidatore rallenta la velocità della macchina; il treno rallenta la sua corsa e simili), ma di fatto si comporta come se fosse intransitivo, visto che l’oggetto non c’è e che normalmente non si usa nel parlare e nello scrivere. Un modo onesto per segnalare la fluidità del passaggio da usi transitivi a usi intransitivi. Non a caso, immediatamente dopo la parte della definizione succitata, si prosegue col punto e virgola (segno interpuntivo meno forte del punto fermo) e si passa all’uso intransitivo di rallentare: «[…] rallenta progressivamente; con valore più chiaramente intr. (aus. essere), […]».
Nel dare la risposta, in sostanza, per sforzo di sintesi, abbiamo trattato la scelta dell’ausiliare avere per l’uso assoluto come se si trattasse di un uso intransitivo del verbo nel significato di ‘andare più piano’, come nei fatti è.
Distinti saluti
Redazione del sito dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani
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