domenica 9 maggio 2010

Denigrare e ingiuriare


Alcuni amici blogghisti ci hanno pregato di spendere due parole sul significato “coperto” del verbo denigrare. Ci sembra che l’argomento sia già stato trattato (www.faustoraso.ilcannocchiale.it) , nel dubbio lo riproponiamo. Tutti sappiamo - “per pratica” - che il verbo ‘denigrare’ significa “diffamare”, “screditare”, “togliere ad altri il buon nome con volontaria malizia”. Bene. Soffermiamoci un attimo (non “attimino”, per carità!) su quest’ultima accezione per scoprire il significato “coperto” del verbo. Quando denigriamo una persona, dunque, le togliamo il buon nome; ma come? tingendolo di nero. Denigrare vale propriamente “tingere di nero” provenendo pari pari dal latino ‘denigrare’, composto con la particella intensiva “de” e “niger” (nero). Adoperato estensivamente nel senso di “annerire il buon nome”, il verbo in oggetto ha acquisito, in lingua volgare (l’italiano), il significato figurato di ‘diffamare’, tingendo di nero, appunto, il buon nome di una persona. Quando, invece, insultiamo qualcuno, vale a dire l’oltraggiamo*, l’ingiuriamo, figuratamente gli “saltiamo sopra”. Anche questo verbo, usato in senso figurato, è pari pari il latino “insultare”, forma intensiva di “insilire”, ‘saltar su’, formato con la particella “in” (sopra, su, contro) e “salire” (saltare). Non diciamo, infatti, sempre in senso figurato, che quella persona mi è “saltata addosso”? Vale a dire mi ha offeso, ingiuriato. E a proposito di ingiuria, cioè di offesa che lede materialmente o moralmente, quando la “mettiamo in atto” non facciamo altro che una cosa “ingiusta” ledendo il diritto di una persona. Questa voce, infatti, è un derivato del latino “iniurius” (‘ingiusto’), composto del prefisso “in” negativo (‘che toglie’) e “ius” (diritto). L’ingiuria, quindi, è “tutto ciò che è fatto in onta al diritto di alcuno”, quindi ‘danno’, ‘affronto’, ‘oltraggio’. L’ingiuria, insomma, è ogni fatto detto o scritto dolosamente allo scopo di “togliere il buon nome” a una persona ed è affine quindi, non uguale, alla denigrazione.
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