giovedì 6 maggio 2010

C'era un paio o c'erano un paio (di amici)?


Gentilissimo dott. Raso,
mio figlio (III media) ha scritto in un componimento in classe che “fuori c’era un paio di amici ad attenderlo”. L’insegnante, “scandalizzata”, ha corretto “c’era” in “c’erano” sostenendo che in casi del genere il verbo deve essere tassativamente di numero plurale. Io non sono convinto. Lei che ne pensa?
Grazie
Federico S.
Frosinone
------------------
Cortese Federico, sono io a scandalizzarmi per la “pochezza linguistica” della docente. Paio appartiene alla schiera dei cosí detti nomi collettivi e in quanto tali possono avere il verbo tanto nel numero singolare quanto nel numero plurale: c’era un paio di amici; c’erano un paio di amici. In casi del genere, insomma, il verbo si può concordare sia con il soggetto grammaticale (paio) sia con il soggetto logico (amici). Dipende dal gusto stilistico di chi scrive. Personalmente prediligo la concordanza a senso.

* * *

Tra le parole da salvare, quelle, cioè, che sono state relegate nella “soffitta della lingua”, vedremmo “brigoso”, vale a dire litigioso, rissoso. È tratto dal basso latino “briga” che significa rissa, contesa. È un aggettivo riferibile tanto a persone quanto a cose: è un uomo brigoso. Riferito a cose assume il significato di “che dà noia, molestia” e simili: è un lavoro brigoso.


* * *

Dallo “Scioglilingua” del Corriere della Sera in rete:
D'alto bordo
Perché si dice "prostituta d'alto bordo". Che significa l'"alto bordo"?
Grazie
(Firma)
Risposta del linguista:
De Rienzo Mercoledì, 05 Maggio 2010
La parola al Forum.
-----------------------
L’espressione “d’alto bordo” che significa importante, autorevole, di condizione sociale elevata, è una metafora tratta dal gergo marinaro. Il bordo della nave è il fianco della nave stessa. Una nave, quindi, può essere d’alto o di basso bordo. Se il bordo (fianco) emergente dall’acqua è alto si dirà “d’alto bordo”; se, invece, l’altezza è ridotta si dirà “di basso bordo”. Di qui, appunto, l’uso figurato della locuzione.

3 commenti:

Paolo ha detto...

L'accademia della crusca è di diverso parere.
http://forum.accademiadellacrusca.it/phpBB2/viewtopic.php@t=627&view=next.htm
Giudicare con superficialità non fa bene a nessuno e prima di tutti a lei, specie quando si tratta di insegnanti.
Anzi, il giudizio in sè, ho imparato, fa male: "non giudicare se non vuoi essere giudicato..."!
Paolo Zanchi

Anonimo ha detto...

Veramente...
http://forum.accademiadellacrusca.it/phpBB2/viewtopic.php@t=627&view=next.html

Fausto Raso ha detto...

Paolo Zanchi e Anonimo,
rileggete con attenzione il Forum dell'Accademia della Crusca. Anzi vi copincollo il testo, dove, alla voce PAIO, potrete vedere che il verbo può essere sia singolare sia plurale.

No, non è sbagliato, si tratta della concordanza a senso. Cito da Il museo degli errori di A. Gabrielli, pp. 96-97 (senza le virgolette d’inizio e di fine)[grassetto mio]:

Citazione:
Si leggono a volte frasi come questa: «La gran maggioranza dei cittadini si erano ribellati...» E allora uno si domanda: essendo la gran maggioranza, soggetto della frase, di numero singolare, non si dovrebbe dire La gran maggioranza dei cittadini si era ribellata?
Come ho accennato nella nota precedente, si tratta di una particolare concordanza a senso ammessa dalla grammatica quando il soggetto è un nome collettivo. Collettivo si dice quel nome che esprime nella forma al singolare un insieme di piú persone, di piú animali, di piú cose, sí da apparire quasi come un plurale. Sono collettivi nomi come popolo, folla, gente, pubblico, schiera, moltitudine, mandria, gregge, sciame, stormo, gruppo, serie, fogliame, flotta, ecc. Sono considerati nomi collettivi anche quei numerali che indicano una somma di piú persone o cose concepita come unità: coppia, paio, dozzina, ventina, duetto, terzetto, un migliaio, qualche centinaio, e simili. Ancora: si dà valore collettivo a espressioni come la maggioranza, la maggior parte, un’infinità, un gran numero, e cosí via.
Orbene la regola è questa: quando un nome collettivo singolare sia seguito da un complemento di specificazione (per es. una folla d’uomini, uno sciame d’api, un migliaio d’anni, un’infinità di eccezioni) potremo usare tanto il verbo nel singolare, concordandolo col numero singolare del collettivo, quanto il verbo al plurale, concordandolo a senso col valore plurale del collettivo stesso. Potremo cioè dire: «Una folla d’uomini invase la piazza», «Uno sciame d’api si levò in volo», «Passerà un migliaio d’anni prima che questo avvenga»; «C’è un paio di osterie», «C’era una ventina di persone», «Sarà una dozzina d’anni», ma potremo anche dire «Una folla d’uomini invasero la piazza», «Uno sciame d’api si levarono in volo», «Passeranno un migliaio d’anni prima che questo avvenga»; «Ci sono un paio di osterie», «C’erano una ventina di persone», «Saranno una dozzina d’anni».
[...]
Se il complemento di specificazione manca, il verbo sarà usato nel singolare: «Una folla invase», «Uno sciame si levò», «La maggioranza si è ribellata». Ma non mancano, si badi, esempi di costruzione col verbo al plurale anche in questo particolare caso. Famoso questo del Manzoni: «Sappia dunque che questa buona gente son risoluti d’andar a metter su casa altrove»: la normale concordanza vorrebbe che si dicesse «questa buona gente è risoluta...»


Mi pare che sia il parlante/scrivente a decidere caso per caso, secondo quel che desidera sottolineare. Naturalmente la concordanza grammaticale (al singolare) appare piú formale.