Chissà se i nostri giovani studenti, che fra un paio di mesi circa saranno chiamati agli esami di maturità per conseguire il tanto agognato diploma sanno che questo termine era considerato - fino a un’ottantina d’anni fa - un brutto neologismo (e barbarismo) e in quanto tale avversato da insigni linguisti quali il Fanfani e il Panzini. Il vocabolo infatti, sebbene di “matrice” classica (greco-latina) è giunto a noi attraverso il francese: diplôme. Ma andiamo con ordine e vediamo, innanzi tutto, i vari passaggi semantici fino a quello odierno - che interessa in questa sede - di “documento ufficiale con cui si attesta il conseguimento di un titolo di studio o l’abilitazione all’esercizio di una professione”: diploma di maturità classica, diploma di perito agrario, diploma di geometra ecc. L’origine, dicevamo, è classica essendo, per l’appunto, il latino “diplòma”, tratto dal greco “diploma”, derivato di “diplún”, render doppio, propriamente “foglio piegato in due”. Perché? Ce lo spiega Ottorino Pianigiani (http://www.etimo.it/?term=diploma). In seguito il vocabolo ha oltrepassato le Alpi ed è tornato a noi con il verbo “diplomare” (dal francese, appunto, “diplômer”). Le voci ‘francesi’ diplomare e diplomato, dunque, appena giunte in Italia furono oggetto di aspre critiche da parte di molti puristi tanto che il Panzini nel suo dizionario (1908) scriveva che
“ ‘diplomato’ per ‘patentato’, cioè fornito di diploma, è fra i nostri piú brutti e frequenti neologismi, non raro - purtroppo - nelle scuole”. Per la cronaca: il giudizio negativo scomparve a partire dall’edizione del 1931. E sempre dal francese (quantunque la “matrice” sia sempre la stessa) è giunto a noi il termine “diplomazia” (francese “diplomatie”), vale a dire quella “procedura che regola i rapporti ufficiali fra due Stati”. E qui come non ricordare alcuni bellissimi versi del poeta romanesco Trilussa (Alberto Salustri)? “Se dice dipromatico pe’ via / che frega co’ ‘na certa educazzione / cercanno de nasconne l’opinione / dietro un giochetto de fisionomia”.
“ ‘diplomato’ per ‘patentato’, cioè fornito di diploma, è fra i nostri piú brutti e frequenti neologismi, non raro - purtroppo - nelle scuole”. Per la cronaca: il giudizio negativo scomparve a partire dall’edizione del 1931. E sempre dal francese (quantunque la “matrice” sia sempre la stessa) è giunto a noi il termine “diplomazia” (francese “diplomatie”), vale a dire quella “procedura che regola i rapporti ufficiali fra due Stati”. E qui come non ricordare alcuni bellissimi versi del poeta romanesco Trilussa (Alberto Salustri)? “Se dice dipromatico pe’ via / che frega co’ ‘na certa educazzione / cercanno de nasconne l’opinione / dietro un giochetto de fisionomia”.
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