"Su qui e su qua..." Tutti ricorderanno la canzoncina scolastica: su qui e su qua l’accento non va, su lí e su là l’accento ci va. Pochi, crediamo, ricorderanno la ragione. Ci permettiamo, quindi, di rinfrescare loro la memoria, anche perché ci capita spesso di leggere sulla stampa frasi che contengono gli avverbi di luogo “qui” e “qua” con tanto di accento. I reiterati allarmi dell’Accademia della Crusca sulla “disconoscenza” della lingua italiana dei cosí detti operatori dell’informazione - non avevamo dubbi - non hanno sortito l’effetto sperato. I giornali, “imperterriti”, continuano a ‘propinarci’ strafalcioni linguistici a iosa. Ma veniamo al “dunque”. Una regola ortografica stabilisce che i monosillabi - composti con una consonante e una vocale - non prendono mai l’accento, salvo nei casi in cui si può creare confusione con altri monosillabi uguali ma di significato diverso (le cosí dette parole omofone e omografe, potremmo quasi dire), come nel caso, appunto, degli avverbi di luogo “lí” e “là” che, senza accento, potrebbero confondersi con ‘li’ e ‘la’, entrambi pronomi e articoli. Un’altra legge stabilisce, invece, l’obbligatorietà dell’accento quando nel monosillabo sono presenti due vocali, di cui la seconda tonica: piú, giú, ciò, già ecc. Dovremmo scrivere dunque - rispettando la legge citata - “quí” e “quà” (con tanto di accento). A questo proposito, però, occorre ricordare, anzi osservare il fatto che la vocale “u” quando è preceduta dalla consonante “q” fa da ‘serva’ a quest’ultima; in altri termini la “u”, in questo caso, non è piú considerata vocale a sé ma parte integrante della consonante “q(u)” . Avremo, per tanto, qui e qua senza accento perché - per la legge citata all’inizio - i monosillabi composti di una consonante e di una vocale rifiutano l’accento grafico (scritto): no, me, lo, te, qui, qua. E a proposito di accento, finiamola col tacciare di analfabetismo coloro che accentano il “sú”, avverbio, per distinguerlo dal “su” preposizione: guarda sú (avverbio); poggia il libro su (preposizione) quello scaffale. Non vanno condannati, però, solo se lo fanno consapevolmente...
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Gli “sms” e la rete ‘rovinano’ la lingua italiana? Un articolo del linguista Michele Cortellazzo.
Si veda questo collegamento: http://www.treccani.it/Portale/sito/lingua_italiana/speciali/lingua_spedita/Cortelazzo.html]
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Fermare, uso e “abuso”
Il significato primario del verbo è “arrestare qualcuno o qualcosa che si muove”: fermare il treno, la corriera, l’automobile. A nostro modo di vedere è un “abuso” adoperarlo nell’accezione di ‘trattenere’ (trattenersi), ‘restare’, ‘rimanere’ e simili: mi fermerò a Venezia una settimana. I vocabolari, però...
fermare
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Si veda questo collegamento: http://www.treccani.it/Portale/sito/lingua_italiana/speciali/lingua_spedita/Cortelazzo.html]
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