giovedì 14 settembre 2023

Sgroi - 157 - Il "Manuale di Linguistica italiana" di Elvira Assenza - Fabio Rossi - Fabio Ruggiano



di Salvatore Claudio Sgroi


 1. Novum librum habemus!

Diciamo subito che il Manuale di Linguistica italiana, di Elvira Assenza - Fabio Rossi - Fabio Ruggiano, Milano, Pearson 2023, pp.xii-400, è un ottimo testo per gli studenti universitari della triennale e della magistrale, aggiornatissimo come emerge anche dalla ricca bibliografia (pp. 363-76), e con spazio notevole rispetto ad analoghi manuali dedicato a "Parlato, scritto, mediale" (cap. 8), e ancora particolarmente attento alla comprensibilità come emerge dai "Riepiloghi" alla fine dei 24 capp. e al glossario con definizione di molti tecnicismi (pp. 377-400).

 

2. Tra approccio sincronico e approccio diacronico

Il Manuale è organizzato in prospettiva sincronica -- (Parte 1 "Aspetti strutturali" in 6 capp. La struttura della lingua, Fonetica e fonologia, Morfologia, Lessico, Sintassi, Semantica, Parte 2 "Aspetti testuali" in 2 capp.: Testualità, Parlato, scritto mediale" e Parte 4 "Le varietà diatopiche del repertorio linguistico italiano" in 5 capp. Variazione diatopica, I dialetti d'Italia, Gli italiani regionali, Minoranze linguistiche in Italia, L'italiano popolare) -- e in prospettiva storico-diacronica (Parte 3 "Storia della lingua e grammatica storica" in 11 sintetici capp.: uno "Dal latino volgare all'italiano" e dieci per la storia della lingua da "I primi testi 'italiani, al Duecento, al Novecento e il Duemila)".

 

3. Alcune novità del Manuale

Nella eccellente caratterizzazione del linguaggio verbale e non verbale (cap. 1) con riferimento alla linguistica saussuriana e alla "doppia articolazione" martinetiana, un cenno poteva forse essere fatto alla cosiddetta "onnipotenza semantica" o "onniformatività", ovvero alla possibilità di poter dire con le parole (verbalizzare) tutto, in maniera peraltro sempre perfettibile.

Nel cap. 2 su "Fonetica e fonologia" e grafematica il valore fonologico della lunghezza consonantica es. pala/palla (p. 21) andava invero sottolineato. Il lettore non troverà in tale cap. l'analisi della "interpunzione", che è stata invece molto opportunamente inserita nel denso cap. 7 sulla "Testualità", vista la funzione sintattico-testuale e non solo fonologica della punteggiatura (pp. 168-70). Contro ogni posizione neopuristica il Manuale si sofferma sia sulla "virgola tematica" (es. Io, non ci voglio parlare p. 105), ma stranamente sorvola sulla "virgola pesante", quella cioè che separa un soggetto con espansione sintattica dal suo predicato (es. Mio padre che aveva 90 anni, è morto tempo fa). Anti-puristicamente lo stesso testo analizza il "Punto anomalo" (p. 169), o per meglio dire "enfo-punto", es. Non è solo la festa di D. È anche la vostra con la funzione di indicare un "notevole risalto comunicativo".

Nel cap. 3 sulla "Morfologia" flessiva e lessicale, eccellente è tra l'altro riguardo al genere grammaticale la distinzione (pp. 37-38) tra "nomi indipendenti" (es. uomo/donna), "nomi ambigeneri" al singolare (ess. il/la collega, i colleghi/le colleghe), "nomi comuni" al singolare e al plurale (ess. il/la nipote, i/le nipoti), "nomi promiscui o epiceni" (ess. la spia 'uomo/donna', la giraffa 'maschio /femmina'), "nomi di genere mobile" (pp. 39-40) (ess. bimbo/a, pittore/pittrice, leone/leonessa). Da sottolineare comunque la funzione prioritaria del genere, che è quella dell'accordo ai fini della coesione sintattica, e secondaria quella di indicare nei nomi animati il sesso biologico, ovvero la "corrispondenza tra genere grammaticale e genere inerente" (p. 37), peraltro con eccezioni es. il soprano s.m. ma con referente femminile ('donna').

Nella nitida analisi della "morfologia lessicale" (pp. 59-68), ex è collocato, come si legge anche in altri testi, tra i "prefissi [...] diventati autonomi", es. ho incontrato la tua ex. Ma in realtà il morfema lessicale ex è l'abbreviazione di ex-moglie, ex-fidanzata. Il s.f. convalida non è deverbale da convalidare (p. 60), ma piuttosto denominale da convalidazione, un es. cioè di "sottrazione di morfema". Ovvero il rapporto fra i tre lessemi è di derivazione "a catena": convalidare (av. 1540) >      convalidazione (av. 1556) >      convalida (1941), e non già di derivazione "a raggiera" (p. 66)                  

  > convalidazione

         convalidare

                       > convalida

 

Nel ricco cap. 5 sulla "Sintassi", presentata nelle diverse teorie: generativista, valenziale-tesnieriana (argomenti, circostanti, espansioni), pragmatica (frasi marcate), frasi argomentali, relative, avverbiali-circostanziali ecc., fa piacere tra l'altro osservare la distinzione tra l'oggetto preposizionale animato post-verbale tipico dell'italiano regionale meridionale (per es. Ho chiamato a Mario p. 98, chiama a Mario p. 345), normativamente giudicato "molto trascurato" (p. 98) e lo stesso oggetto ma preverbale tipico dell'italiano standard, es. A me la tua spiegazione non mi ha convinto, che vale pragmaticamente 'Quanto a me, la tua spiegazione non mi ha convinto'.

Molto ricco e ben articolato è il complesso cap. 7 sulla "Testualità". Particolarmente fluido il cap. 20 su "La variazione diatopica", dove si distinguono tra l'altro con E. Coseriu i "dialetti primari, secondari ('italiani regionali' p. 396) e terziari" (pp. 313-14, 341) e dove i "dialett[al]ismi" (a livello diacronico) ovvero ex-regionalismi ess. passamontagna, buonuscita sono opportunamente distinti (pp. 77-78, 339) dai "regionalismi" (a livello sincronico) ess. entro la biancheria (p. 345), villa 'giardino pubblico' (p. 348). Una rapida carrellata sono i 10 capp. sulla storia della lingua italiana dall'VIII sec. all'800 (pp. 231-89). Sullo stesso tema un recentissimo e originale manuale è ora costituito dal Profilo storico della lingua italiana di Rita Librandi (Carocci, Roma 2023, pp. 445).

 

4. Il congiuntivo

Numerosi sono i luoghi in cui il Manuale si sofferma sul congiuntivo. Andava forse chiarita subito la distinzione tra il congiuntivo con valore semantico nelle frasi principali (ess. entri pure, volesse il cielo p. 92; it. merid. venisse 'venga' p. 345) e il congiuntivo con valore puramente sintattico (a-semantico) nelle frasi dipendenti (pp. 115-17). Ma nel Manuale si oppone "l'indicativo, che esprime perlopiù certezza (il tempo fugge)" al "congiuntivo, che esprime per lo più possibilità (temo che fugga)" (p. 55).

A p. 114 si legge anche che "La proposizione relativa richiede il modo indicativo [...]. Può prendere il congiuntivo per esprimere una sfumatura semantica speciale, di solito consecutivo-finale", es. Luca ha bisogno di un amico che lo aiuti nel lavoro [= 'tale che lo possa aiutare' o 'perché lo aiuti']" (p. 114). In realtà il valore consecutivo dipende non dal congiuntivo ma dal relativo che.

Peraltro nello stesso testo si accenna en passant anche all'alternanza indicativo / congiuntivo dell'italiano medio (registro informale il primo, formale il secondo): "L'indicativo [...] nella lingua d'uso medio in molti contesti in cui il congiuntivo sarebbe possibile e persino più in linea con le convenzioni d'uso di questo modo" (p. 97), ess. Immagino che (tu, lui, lei) venga, Immagino che vieni/viene. Ovvero si parla della "preferenza per il modo indicativo nelle subordinate che possono avere anche il congiuntivo, molto spiccata nel parlato informale e mediamente formale, più moderata nello scritto formale, e persino in quello informale" (pp. 186-87). Ancora (con una punta di neopurismo) si sottolinea la "iperestensione dell'indicativo a scapito del congiuntivo" (p. 297) nell'italiano dell'uso medio, l'imperfetto "ipotetico-controfattuale" (p. 58) es. se tirava in porta segnava 'se avesse tirato in porta, avrebbe segnato'; "il congiuntivo (che molti erroneamente, [...] vorrebbero utilizzato sempre, anche laddove l'uso dell'indicativo è ed è sempre stato perfettamente corretto)" (p. 299).

 

5. Normativismo

L'aspetto normativo di stampo puristico nel Manuale è molto contenuto. Condivisibilmente si giudica "substandard" (p. 51) il che relativo indiretto in ess. come La casa ha una terrazza che [ = di cui] si può ammirare il panorama, C'era quel ragazzo che gli [= a cui] avevo chiesto di uscire. Non meno condivisibile è quanto si legge nel cap. 24 sull'"italiano popolare", invero non "sgrammaticato" (p. 353) ma caratterizzato da una peculiare grammatica, ess. cong. morfol. vadi (p. 355), il superlativo il più migliore (p. 356), il paese che ['in cui'] sono stato domenica scorsa (ibid.), periodo ipotetico col doppio condizionale o col doppio congiuntivo (ibid.), ecc., "lingua selvaggia" (p. 358) ancora esistente, al di là delle opinioni di linguisti francesi come Gadet 2003.

Esagerato ci sembra invece sostenere che "infrangono regole flessibili" (p. 83) frasi come Luca arrivava domani 'sarebbe arrivato', propria dell'italiano medio (o neostandard), giudicata "scorretta" (ibid.), ovvero con valore "potenziale" (p. 58) es. doveva ['sarebbe dovuto'] arrivare prima, "epistemico" es. ordinavano ['avrebbero ordinato'] di sicuro il pesce, ma c'era solo carne, "retrospettivo" es. dovevo ['avrei dovuto'] seguire il tuo consiglio

Analogamente non condivisibile è ritenere "italiano parlato di registro medio-basso" (p. 47) esempi col partitivo ("ampiamente diffusi") come Si sono messi in delle situazioni difficili, Cammina su dei tacchi altissimi, quando si tratta di "italiano medio" tout court. Non poco contraddittoria ci sembra da un lato l'analisi della "virgola tematica" (p. 169), di cui sopra, es. Io, non ci voglio parlare (p. 105) e dall'altro affermare che "nello scritto, però, il corrispondente inserimento della virgola comporta la separazione del oggetto dal predicato, considerata un errore" (ibid.).

Per contro è attribuito all'"italiano dell'uso medio" (p. 114) una frase come la seguente che ci sembra invece tipica dell'italiano popolare: Sono stufo di questo problema che ci [= a cui] sto lavorando da tre ore.

 

6. Conclusione

Condivisibilmente con gli AA. riteniamo che "Gli errori più gravi e diffusi riguardano la gestione della coerenza e della coesione nei testi, anche brevi" (p. 299).

 

Sommario

1. Novum librum habemus!

2. Tra approccio sincronico e approccio diacronico

3. Alcune novità del Manuale

4. Il congiuntivo

5. Normativismo

6. Conclusione




 

 


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