di Salvatore Claudio Sgroi
Diciamo
subito che il Manuale di Linguistica
italiana, di Elvira Assenza - Fabio Rossi - Fabio Ruggiano, Milano, Pearson
2023, pp.xii-400, è un ottimo testo per gli studenti universitari della
triennale e della magistrale, aggiornatissimo come emerge anche dalla ricca
bibliografia (pp. 363-76), e con spazio notevole rispetto ad analoghi manuali
dedicato a "Parlato, scritto, mediale" (cap. 8), e ancora particolarmente
attento alla comprensibilità come emerge dai "Riepiloghi" alla fine
dei 24 capp. e al glossario con definizione di molti tecnicismi (pp. 377-400).
2. Tra approccio
sincronico e approccio diacronico
Il
Manuale è organizzato in prospettiva sincronica -- (Parte 1 "Aspetti
strutturali" in 6 capp. La struttura della lingua, Fonetica e fonologia,
Morfologia, Lessico, Sintassi, Semantica, Parte 2 "Aspetti testuali"
in 2 capp.: Testualità, Parlato, scritto mediale" e Parte 4 "Le
varietà diatopiche del repertorio linguistico italiano" in 5 capp.
Variazione diatopica, I dialetti d'Italia, Gli italiani regionali, Minoranze
linguistiche in Italia, L'italiano popolare) -- e in prospettiva storico-diacronica (Parte 3 "Storia
della lingua e grammatica storica" in 11 sintetici capp.: uno "Dal
latino volgare all'italiano" e dieci per la storia della lingua da "I
primi testi 'italiani, al Duecento, al Novecento e il Duemila)".
3. Alcune novità
del Manuale
Nella
eccellente caratterizzazione del linguaggio verbale e non verbale (cap. 1) con
riferimento alla linguistica saussuriana e alla "doppia
articolazione" martinetiana, un cenno poteva forse essere fatto alla
cosiddetta "onnipotenza semantica" o "onniformatività",
ovvero alla possibilità di poter dire con le parole (verbalizzare) tutto, in
maniera peraltro sempre perfettibile.
Nel
cap. 2 su "Fonetica e fonologia"
e grafematica il valore fonologico della lunghezza consonantica es. pala/palla (p. 21) andava invero sottolineato.
Il lettore non troverà in tale cap. l'analisi della "interpunzione",
che è stata invece molto opportunamente inserita nel denso cap. 7 sulla
"Testualità", vista la funzione sintattico-testuale e non solo
fonologica della punteggiatura (pp. 168-70). Contro ogni posizione neopuristica
il Manuale si sofferma sia sulla "virgola
tematica" (es. Io, non ci voglio
parlare p. 105), ma stranamente sorvola sulla "virgola pesante",
quella cioè che separa un soggetto con espansione sintattica dal suo predicato
(es. Mio padre che aveva 90 anni, è morto
tempo fa). Anti-puristicamente lo stesso testo analizza il "Punto
anomalo" (p. 169), o per meglio dire "enfo-punto", es. Non è solo la festa di D. È anche la vostra
con la funzione di indicare un "notevole risalto comunicativo".
Nel
cap. 3 sulla "Morfologia" flessiva e lessicale, eccellente è tra
l'altro riguardo al genere grammaticale la distinzione (pp. 37-38) tra
"nomi indipendenti" (es. uomo/donna),
"nomi ambigeneri" al singolare (ess. il/la collega, i colleghi/le colleghe), "nomi comuni" al
singolare e al plurale (ess. il/la
nipote, i/le nipoti), "nomi promiscui o epiceni" (ess. la spia 'uomo/donna', la giraffa 'maschio /femmina'),
"nomi di genere mobile" (pp. 39-40) (ess. bimbo/a, pittore/pittrice, leone/leonessa). Da sottolineare
comunque la funzione prioritaria del genere, che è quella dell'accordo ai fini
della coesione sintattica, e secondaria quella di indicare nei nomi animati il
sesso biologico, ovvero la "corrispondenza tra genere grammaticale e
genere inerente" (p. 37), peraltro con eccezioni es. il soprano s.m. ma con referente femminile ('donna').
> convalidazione
convalidare
> convalida
Nel
ricco cap. 5 sulla "Sintassi", presentata nelle diverse teorie:
generativista, valenziale-tesnieriana (argomenti, circostanti, espansioni),
pragmatica (frasi marcate), frasi argomentali, relative,
avverbiali-circostanziali ecc., fa piacere tra l'altro osservare la distinzione
tra l'oggetto preposizionale animato post-verbale tipico dell'italiano
regionale meridionale (per es. Ho
chiamato a Mario p. 98, chiama a
Mario p. 345), normativamente giudicato "molto trascurato" (p.
98) e lo stesso oggetto ma preverbale tipico dell'italiano standard, es. A me la tua spiegazione non mi ha convinto,
che vale pragmaticamente 'Quanto a me, la tua spiegazione non mi ha convinto'.
Molto
ricco e ben articolato è il complesso cap. 7 sulla "Testualità".
Particolarmente fluido il cap. 20 su "La variazione diatopica", dove
si distinguono tra l'altro con E. Coseriu i "dialetti primari, secondari ('italiani
regionali' p. 396) e terziari" (pp. 313-14, 341) e dove i "dialett[al]ismi"
(a livello diacronico) ovvero ex-regionalismi ess. passamontagna, buonuscita
sono opportunamente distinti (pp. 77-78, 339) dai "regionalismi" (a
livello sincronico) ess. entro la
biancheria (p. 345), villa
'giardino pubblico' (p. 348). Una rapida carrellata sono i 10 capp. sulla
storia della lingua italiana dall'VIII sec. all'800 (pp. 231-89). Sullo stesso
tema un recentissimo e originale manuale è ora costituito dal Profilo storico della lingua italiana di
Rita Librandi (Carocci, Roma 2023, pp. 445).
4. Il
congiuntivo
Numerosi
sono i luoghi in cui il Manuale si
sofferma sul congiuntivo. Andava forse chiarita subito la distinzione tra il
congiuntivo con valore semantico nelle frasi principali (ess. entri pure, volesse il cielo p. 92; it.
merid. venisse 'venga' p. 345) e il congiuntivo
con valore puramente sintattico (a-semantico) nelle frasi dipendenti (pp.
115-17). Ma nel Manuale si oppone "l'indicativo,
che esprime perlopiù certezza (il tempo
fugge)" al "congiuntivo, che esprime per lo più possibilità (temo che fugga)" (p. 55).
A
p. 114 si legge anche che "La proposizione relativa richiede il modo
indicativo [...]. Può prendere il congiuntivo per esprimere una sfumatura
semantica speciale, di solito consecutivo-finale", es. Luca ha bisogno di un amico che lo aiuti nel
lavoro [= 'tale che lo possa aiutare' o 'perché lo aiuti']" (p. 114).
In realtà il valore consecutivo dipende non dal congiuntivo ma dal relativo che.
Peraltro
nello stesso testo si accenna en passant
anche all'alternanza indicativo / congiuntivo dell'italiano medio (registro
informale il primo, formale il secondo): "L'indicativo [...] nella lingua
d'uso medio in molti contesti in cui il congiuntivo sarebbe possibile e persino
più in linea con le convenzioni d'uso di questo modo" (p. 97), ess. Immagino che (tu, lui, lei) venga, Immagino che vieni/viene. Ovvero si
parla della "preferenza per il modo indicativo nelle subordinate che possono
avere anche il congiuntivo, molto spiccata nel parlato informale e mediamente
formale, più moderata nello scritto formale, e persino in quello
informale" (pp. 186-87). Ancora (con una punta di neopurismo) si
sottolinea la "iperestensione dell'indicativo a scapito del
congiuntivo" (p. 297) nell'italiano dell'uso medio, l'imperfetto
"ipotetico-controfattuale" (p. 58) es. se tirava in porta segnava 'se avesse tirato in porta, avrebbe
segnato'; "il congiuntivo (che molti erroneamente, [...] vorrebbero
utilizzato sempre, anche laddove l'uso dell'indicativo è ed è sempre stato
perfettamente corretto)" (p. 299).
5. Normativismo
L'aspetto
normativo di stampo puristico nel Manuale
è molto contenuto. Condivisibilmente si giudica "substandard" (p. 51)
il che relativo indiretto in ess.
come La casa ha una terrazza che [ = di
cui] si può ammirare il panorama, C'era quel ragazzo che gli [= a cui] avevo chiesto di uscire. Non meno
condivisibile è quanto si legge nel cap. 24 sull'"italiano popolare",
invero non "sgrammaticato" (p. 353) ma caratterizzato da una
peculiare grammatica, ess. cong. morfol. vadi
(p. 355), il superlativo il più migliore
(p. 356), il paese che ['in cui'] sono stato domenica scorsa (ibid.), periodo ipotetico col doppio
condizionale o col doppio congiuntivo (ibid.),
ecc., "lingua selvaggia" (p. 358) ancora esistente, al di là delle
opinioni di linguisti francesi come Gadet 2003.
Esagerato
ci sembra invece sostenere che "infrangono regole flessibili" (p. 83)
frasi come Luca arrivava domani
'sarebbe arrivato', propria dell'italiano medio (o neostandard), giudicata
"scorretta" (ibid.), ovvero
con valore "potenziale" (p. 58) es. doveva ['sarebbe dovuto'] arrivare
prima, "epistemico" es. ordinavano
['avrebbero ordinato'] di sicuro il
pesce, ma c'era solo carne, "retrospettivo" es. dovevo ['avrei
dovuto'] seguire il tuo consiglio
Analogamente
non condivisibile è ritenere "italiano parlato di registro
medio-basso" (p. 47) esempi col partitivo ("ampiamente diffusi")
come Si sono messi in delle situazioni
difficili, Cammina su dei tacchi altissimi, quando si tratta di "italiano
medio" tout court. Non poco
contraddittoria ci sembra da un lato l'analisi della "virgola
tematica" (p. 169), di cui sopra, es. Io,
non ci voglio parlare (p. 105) e dall'altro affermare che "nello
scritto, però, il corrispondente inserimento della virgola comporta la
separazione del oggetto dal predicato, considerata un errore" (ibid.).
Per
contro è attribuito all'"italiano dell'uso medio" (p. 114) una frase
come la seguente che ci sembra invece tipica dell'italiano popolare: Sono stufo di questo problema che ci [= a
cui] sto lavorando da tre ore.
6. Conclusione
Condivisibilmente
con gli AA. riteniamo che "Gli errori più gravi e diffusi riguardano la gestione
della coerenza e della coesione nei testi, anche brevi" (p. 299).
Sommario
1.
Novum librum habemus!
2.
Tra approccio sincronico e approccio diacronico
3.
Alcune novità del Manuale
4.
Il congiuntivo
5.
Normativismo
6.
Conclusione
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