“Nulla” e “niente” sono pronomi indefiniti (singolari) invariabili e si riferiscono a una cosa. Hanno la “forza” di negare, senza l’aggiunta di un’altra negazione, solo se precedono il verbo di modo finito: nulla lo fermerà; niente lo soddisfaceva; nulla lo cambierà. Quando sono posposti al verbo non negano… nulla se non sono accompagnati da un’altra negazione (non): non dice nulla; non gli piace niente. Non è un buon italiano, dunque, dire o scrivere, per esempio, “mi meraviglia nulla”; “niente mangerò a pranzo”.
Tuttavia costrutti senza il “non” si trovano nell’italiano antico: “Quando poteva s’aiutava, ma ciò era niente” (Boccaccio). Oggi, l’uso moderno “condanna” simili costrutti. Locuzioni come “fa niente”, “fa nulla”, “so niente” e simili sono considerate dialettali, infatti, perché non accompagnate dal “non” e da evitare, per tanto, in buona lingua italiana.
Da notare, infine, che nelle frasi interrogative i due pronomi perdono la loro “negatività” acquistando un valore positivo: “ti occorre nulla”? (ti occorre, cioè, qualche cosa?); “vuoi niente?” (vuoi qualcosa?). Dimenticavamo. Nulla e niente si possono apostrofare: null’altro; nient’affatto.
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La lingua "biforcuta" della stampa
CRONACA
Trentenne in monopattino di notte sull’autostrada Torino-Aosta: maxi-multa
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Gli operatori dell'informazione capiranno, prima o poi, che i prefissi e i prefissoidi si scrivono uniti alla parola che segue? Correttamente: maximulta.
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Si riaccendono i forni in pietra, l’odore del pane caldo invade le valli del cuneese
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Correttamente: Cuneese (iniziale maiuscola, trattandosi di un'area geografica).
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diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)
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