giovedì 22 settembre 2022

Puntualizzazioni linguistiche (3)

 


Due parole, due, sull'avverbio "invece", che si può scrivere in grafia analitica  (in vece) e in grafia univerbata (invece), naturalmente non a caso. In  grafia scissa quando l'avverbio in questione assume il significato di "in luogo di", "al posto di": alla cerimonia era presente l'assessore alla cultura in vece (al posto) del sindaco. In grafia univerbata se l'avverbio ha il significato di "al contrario", "all'opposto" e simili: sembrava un galantuomo, invece si è rivelato un mascalzone. Nell'uso corrente è spesso rafforzato dalle congiunzioni "ma" o "mentre": ha detto di essere uscito, mentre invece è rimasto tutto il giorno chiuso in casa. È un uso prettamente familiare che - in buona lingua italiana - è meglio evitare.

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Il verbo apparire significa, propriamente, “manifestarsi”. Si sconsiglia, per tanto, il suo uso nell’accezione di pubblicare: l’articolo apparso sulla prima pagina del giornale. Si dirà, correttamente, l’articolo pubblicato. Un articolo, infatti, non appare (non si manifesta), si pubblica.

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Nonostante le raccomandazioni della prestigiosa Accademia della Crusca, i grandi “dicitori” radiotelevisivi e i grandi “scrittori” della carta stampata continuano, imperterriti, a bombardarci di strafalcioni linguistici tipo la ministro, la sindaco. Noi non ci stancheremo mai di condannarli. Le sole forme corrette sono la ministra, la sindaca. Vediamo, dunque, come si forma il femminile ortodosso.
Le parole terminanti in -o, -aio/-ario mutano in -a, -aia/-aria: architetta, avvocata, chirurga, commissaria, ministra, prefetta, primaria, sindaca.
Le parole terminanti in -sore mutano in -sora: assessora, difensora, evasora, revisora.
Le parole terminanti in -iere mutano in -iera: consigliera, portiera, infermiera.
Le parole terminanti in -tore mutano in -trice: ambasciatrice, amministratrice, direttrice, ispettrice, redattrice, senatrice.
I sostantivi terminanti in -e/-a non mutano, ma richiedono l’anteposizione dell’articolo femminile: la custode, la giudice, la parlamentare, la presidente, la ciclista.
Come sopra per i composti con il prefisso capo: la capofamiglia, la caposervizio
Le forme in -essa vengono conservate solo per quelle cristallizzate da tempo: dottoressaprofessoressa.  Non diremo, quindi, la “presidentessa”, l’ “avvocatessa” e simili. Per quanto attiene ai sostantivi maschili  in “-e” diventano femminili  cambiando solo l’articolo: il giudice / la giudice. 
Quelli in “-o” prenderanno la desinenza “-a” del femminile: il deputato / la deputata, il ministro / la ministra, il soldato / la soldata.

1 commento:

falcone42 ha detto...

Da La Ragione del 26/08/2022:
A ricevere il premio non è una prima ministro donna, né una scrittrice “impegnata”, non si tratta di un’intellettuale, non una combattente per i diritti delle donne.