mercoledì 11 dicembre 2019

Montare in bigoncia

Riproponiamo questo modo di dire perché abbiamo avuto una discussione di carattere linguistico con un nostro conoscente,"operatore dell'informazione", il quale non ha perso tempo ed è salito subito in bigoncia. 

Sapete perché si dice e cosa significa “montare o salire in bigoncia”? L’espressione fa il paio con quella piú conosciuta e adoperata, “salire in cattedra”, vale a dire fare il saccente, pretendere di insegnare tutto a… tutti. 
     Il modo di dire, vecchiotto, per la verità, ‘chiama in causa’ la bigoncia perché anticamente era il pulpito (o la cattedra) dal quale si parlava nelle università e nelle accademie. 
     La locuzione, anche se ‘stantía’, dovrebbe essere nota agli amici blogghisti toscani, visto che a Firenze è in uso – se non cadiamo in errore – la variante “favellare in bigoncia”.
     Aggiungiamo – da parte nostra, e a costo di essere tacciati di presunzione – che il detto calza a pennello ai soloni della carta stampata e no: pretendono di sapere tutto, soprattutto in fatto di lingua. 
     Non sanno, poverini, che molto spesso, per non dire sempre, la loro lingua è “biforcuta” e fa a pugni con la grammatica italiana e, a volte, anche con il buon senso (linguistico). E a proposito di buon senso (o buonsenso) abbiamo notato, con stupore, che il vocabolario Garzanti lo pluralizza.


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Tallonare

Siamo certi di non avere «l'approvazione» dei cosí detti linguisti d'assalto perché condanniamo l'uso del verbo "tallonare" in quanto è un gallicismo derivato dal francese talonner.  Ma tant'è. La nostra lingua è ricca di verbi "endogeni" che fanno alla bisogna, secondo i casi: incalzare, urgere, stare alle calcagna, inseguire, pressare, pedinare, rincorrere.

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