di Salvatore Claudio Sgroi *
1. La frase
"fatale" in bocca al Ministro
La
frase del ministro Valeria Fedeli, a capo del MIUR, pronunciata il 20 dicembre
2017 ‒ «[...] perché offrano
percorsi e assistenza SEMPRE [enfatizzato] || più migliori a studenti e
studentesse» ‒, ha attirato
l'attenzione dei lettori e sollecitato risposte da più parti sia di giornalisti
(per. es. Adriano Sofri sul Foglio del
21 dicembre 2017), sia di studiosi-universitari (Stefano Bartezzaghi 22
dicembre su Twitter in risposta a Mattia Feltri, giornalista ed ex docente di
semiotica, e in HUFFPOST; Massimo
Arcangeli nel FattoQuotidiano.it / BLOG
di Giocabolario del 27 dicembre; Francesco Sabatini a Uno mattina in famiglia 31 dicembre) e
ora da ultimo la risposta di Paolo d'Achille al servizio di consulenza della
Crusca del 5 gennaio 2018. Il problema sollevato dalla frase è duplice: da
una parte riguarda l'analisi linguistica al livello morfosintattico e di
pronuncia (comparativo di maggioranza, di stampo popolare?), dall'altra il
giudizio normativo (frase corretta o no?). Quanto al giudizio di correttezza,
sia Sofri che Bartezzaghi hanno dichiarato che «non è un errore», non
così invece M. Arcangeli («uno
svarione»; «Ammetta [la ministra] il suo errore, non le costa niente») né Francesco Sabatini (solo
"una svista"). Dopo la nostra analisi Occhio alla grammatica profonda del Ministro, del 24 dicembre 2017,
ritorniamo sul tema per analizzare la risposta della Crusca («Cerchiamo
di essere sempre più... obiettivi!»)
del 5 gennaio, con analisi grammaticale e giudizio diversi dal nostro (poco
importa), ma che ci sembrano invero contraddittori nelle argomentazioni e
dell'analisi e del giudizio. Avanziamo nel contempo una nuova Analisi
prosodica (§ 4) della frase.
2. Un
comparativo analitico erroneo
Per
la Crusca si tratta innanzi tutto di «errore
[...] innegabile», ovvero di «improprietà linguistica [...] innegabile», di «inaccettabilità
del costrutto», di «costrutto [...] erroneo», meritevole di «censura grammaticale»,
dinanzi al quale ‒ conclude drammaticamente D'Achille ‒ è «soprattutto la scuola che, in circostanze del genere, si sente ferita».
2.1. «Più migliore» non rientrerebbe
nell'«italiano popolare e dei testi semicolti»
Tale
errore tuttavia ‒ a giudizio dello stesso D'Achille ‒ «non va però inserito nella tipologia dei comparativi organici
preceduti da più propria dell’italiano
popolare e dei testi semicolti».
Questa classificazione è decisamente insolita. Trattandosi, come pure si
sostiene, di «comparativ[o]
organic[o] precedut[o] da più», si tratta indubbiamente di un uso
tipico dell'italiano popolare. E ciò col conforto anche della rinomata Enciclopedia dell'italiano della
Treccani 2011 dove il «più migliore» è correttamente citato tra gli ess. della morfologia dell'«Italiano popolare» (p. 725). E quindi si può giustificare ‒ non per D'Achille però ‒
che si sia «grida[to] allo scandalo», trattandosi di una frase in
bocca al Ministro della P.I.
2.2.
Documentazione «saltuaria», «marginale», «non letteraria»
In
realtà, il «SEMPRE // più migliori» del Ministro (si noti la presenza del
«sempre») non è un comparativo pacificamente popolareggiante. Un dubbio
dev'essere venuto allo stesso D'Achille stando alla esemplificazione
sette-otto-novecentesca ‒ 5 esempi ‒, da lui meritoriamente fornita, ma
svalutata («documentata
saltuariamente e marginalmente, in testi di scarso impegno qualitativo»), e anche perché «assente dalla tradizione letteraria alla base della norma». Per D'Achille la frase del Ministro
sarebbe alla fine il risultato di un «incompleto
intervento correttorio su un testo precedente». Sinceramente, non saprei dire quale percorso ideativo abbia
seguito chi ha scritto la "vituperata" frase. Alla fine, c'è un
risultato finale che va analizzato così com'è, e valutato.
2.3. Il "Sempre più[,] migliori" esempio corretto solo perché non è un comparativo
popolare
Per
D'Achille «non bisogna neppure arrampicarsi sugli specchi per
considerare la frase corretta a tutti i costi (come hanno fatto altri)». Chi ha giudicato corretta la frase
(gli autori su menzionati e io nell'intervento del 24 dic.), lo ha fatto perché
non l'ha analizzata come es. di comp. di maggioranza.
3. Analisi
sintattica delle due possibili letture
Provo ora a
sintetizzare il percorso seguito nella mia analisi linguistica.
3.1. Lettura del Ministro
Questa
la frase scritta del Ministro: (1) «[...]
perché offrano percorsi e assistenza sempre più migliori a studenti e
studentesse», che è stata letta
(sentendola in bocca al Ministro) con il «SEMPRE» enfatizzato, focalizzato e
raggruppando «più migliori», con una pausa di stacco da «sempre», ovvero: (1.a) «[...]
perché offrano percorsi e assistenza SEMPRE // più migliori / a studenti e
studentesse», creando così un
comparativo di maggioranza analitico (sintagma aggettivale «più migliori») di tipo
popolare, e quindi normativamente errato. Nella frase (1.a) il «più» si riferisce a «migliori» rafforzandone con ridondanza il
significato, dipende da «migliori» (che è "la testa"), con cui
forma, come detto, un "sintagma aggettivale" («più Migliori» tipico
dell'italiano popolare).
3.2. Lettura
alternativa della frase del Ministro
Ma
la stessa frase (1) poteva essere lettera con diversa pausa(zione), inequivoca
se ci fossero state due virgole, ovvero: (1.b) «[...] perché offrano percorsi e assistenza, /sempre più/, migliori
a studenti e studentesse», creando così un "sintagma
avverbiale" («sempre più»), per nulla popolare, e quindi
normativamente corretto. Nella frase (1.b) il «più» si riferisce a «sempre», rafforzandolo semanticamente, dipende da «sempre» (che è "la testa"), con cui
forma, come detto, un "sintagma avverbiale" («Sempre più») per nulla popolareggiante. E a
questo punto non è neppure necessario riferire il sintagma avverbiale «sempre
più» al verbo reggente («offrano»): (1.c) «[...] perché offrano sempre più percorsi e assistenza
migliori a studenti e studentesse»,
come pure io avevo suggerito.
3.3. La variante
"Sempre di più migliori"
L'analisi
di cui sopra risulta ancora più chiara se al posto dell'avv. «più», si inserisce il gruppo "Di
più" (sintagma preposizionale): (2) "[...] perché offrano
percorsi e assistenza sempre di più / migliori a studenti
e studentesse”. A questo punto, l'ombra o la minaccia dell'italiano popolare
scompare del tutto. Il gruppo "Sempre
di più" forma un sintagma avverbiale con "sempre" che ne è la "testa" che regge "di più" (sintagma preposizionale).
Il "Sempre di più" dipende
a sua volta da "percorsi e
assistenza" (che formano un Sintagma nominale). D'Achille cita
peraltro un es. a fagiolo del 1784 ried. 1816 con "di più", sottovalutato: «sarò in istato di darle sempre di più migliori nuove».
4. Analisi
prosodica del segmento /sempre più migliori/
A
questo punto, rispetto alla nostra precedente analisi, possiamo analizzare più
attentamente la frase incriminata,
sotto il profilo prosodico. Il ritmo dell'italiano, determinato dall'alternanza
di sillabe atone e sillabe toniche, è prevalentemente di tipo piano, cioè con
"piedi" bisillabi (es. bène),
a volte sdrucciolo con piedi cioè trisillabi (es. fàcile).
4.1. Lettura
piana con tre "piedi"
Nel
leggere la sequenza «sèmpre più migliòri» il Ministro ha seguito (inconsciamente) la Regola fonologica del
ritmo "piano", ovvero, con tre "piedi" bisillabi piani: 1)
/1SÈMPRE//, /2ppiù-mmi/3gliòri/, collegando
quindi "più" a "migliori", con raddoppiamento
fonosintattico. Ma tale combinazione ("più
migliori") sul piano morfologico rientra nell'italiano popolare, ed è
normativamente errata. La "Regola prosodica" ha così avuto il
sopravvento sulla "Regola morfologica" dell'italiano canonico
(comparativo organico sintetico "migliore"
e non già comparativo analitico "più
migliore").
4.2. Lettura
"degenerata" con quattro "piedi"
Una
diversa lettura che teneva conto della Regola morfologica canonica avrebbe
dovuto staccare "più" da
"migliori", e realizzarsi
senza raddoppiamento fonosintattico come: 2) /1sèmpre/2ppiù//, /3mi/4gliòri/. Ma in tal modo il ritmo
prosodico sarebbe cambiato, non più di 3 piedi bisillabi, ma di 4 piedi, di cui
due bisillabi, e due monosillabi "degenerati" (/2ppiù/ e /3mi-/. Volendo mettere a confronto i due
ritmi, con cesure diverse: 1) /1SÈMPRE//,
/2ppiù-mmi/3gliòri/ --
2) /1sèmpre/ 2ppiù//, /3mi/4gliòri/. La Regola morfologica ha quindi avuto la peggio rispetto
alla Regola del ritmo piano nella realizzazione fonica del Ministro.
4.3. Enfasi
fonologica (di «SEMPRE») e morfosintattica (di «più migliori»)
Va
anche detto che il Ministro nella sua lettura piana (con 3 piedi) ha
enfatizzato, fonologicamente l'avv. SEMPRE staccato e morfo-sintatticamente (ma
in italiano popolare), l'agg. «più migliori»: 1) /1SÈMPRE//, /2ppiù-mmi/3gliòri/. La lettura
"degenerata" (con 4 piedi) avrebbe invece comportato un'enfasi
sintattica dell'avv. "sempre più" e non dell'agg.
"migliori": 2) /1sèmpre/
2ppiù//, /3mi/4gliòri/.
4.4. Lettura
implicita del redattore con ritmo asimmetrico
È
anche ragionevole ritenere che il testo nelle intenzioni di chi lo ha redatto,
nell'insieme non certamente caratterizzabile come italiano popolare,
sottintendeva la lettura con ritmo asimmetrico (con due piedi
"degenerati") che avrebbe privilegiato la Regola morfologica del comparativo
canonico.
4.5. Costrutto
emendato ("sempre migliori")
D'altra
parte la eliminazione (puristica?) del "più" con lettura "degenerata" (con 3
"piedi"): 3) /1SÈMPRE//,
/2mi/3gliòri/, o anche con lettura simmetrica
(in 2 "piedi" sdrucciolo e piano): 3.a) /1sèmpre /mi/2gliòri/, avrebbe anche significato un
depotenziamento del «sempre più» pur
voluto dallo scrivente.
5.
Visualizzazione dei rapporti di dipendenza
Possiamo
infine visualizzare la diversità dei rapporti sintattici della frase secondo le
due diverse pronunce e i due diversi ritmi, ricorrendo a delle
"scatole".
Scatola
n. 1 (grammatica canonica): "Sintagma avverbiale [sempre più] + compar.
organico canonico [migliori]":
Scatola
n. 2 (grammatica popolare): "Avverbio [sempre]
+ sintagma aggettivale popolare [più
migliori]":
6. Valutazione
finale
Concludendo,
il Ministro parlando ha realizzato con un ritmo simmetrico un comparativo
popolare, errato normativamente, potenziando nel contempo fonologicamente il
valore semantico del «SEMPRE», ma il testo scritto non era affatto di stampo
popolare e mirava anzi a una implicita lettura con ritmo a-simmetrico ed enfasi
dell'avv. «sempre più», normativamente corretta.
7. Sommario
La
lettura dei titoli dei paragrafi in sequenza potrà alla fine fungere da
'riassunto' della "grammatica del parlato e dello scritto"
relativamente a questo caso:
1.
La frase "fatale" in bocca al Ministro
2.
Un comparativo analitico erroneo
2.1.
«Più migliore» non rientrerebbe nell'«italiano popolare e dei testi semicolti»
2.2.
Documentazione «saltuaria», «marginale», «non letteraria»
2.3.
Il "Sempre più[,] migliori" esempio corretto solo perché non è un
comparativo popolare
3.
Analisi sintattica delle due possibili letture
3.1.
Lettura del Ministro
3.2.
Lettura alternativa della frase del Ministro
3.3.
La variante "Sempre di più
migliori"
4.
Analisi prosodica del segmento /sempre più migliori/
4.1.
Lettura piana con tre "piedi"
4.2.
Lettura "degenerata" con quattro "piedi"
4.3.
Enfasi fonologica (di «SEMPRE») e morfosintattica (di «più migliori»)
4.4.
Lettura implicita del redattore con ritmo asimmetrico
4.5.
Costrutto emendato ("sempre migliori")
5.
Visualizzazione dei rapporti di dipendenza
6.
Valutazione finale
* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania.
Tra i suoi ultimi libri Il linguaggio di papa Francesco (Libreria editrice Vaticana 2016), Maestri della linguistica otto-novecentesca (Edizioni dell’Orso 2017), Maestri della linguistica italiana (Edizioni dell’Orso 2017).