Non sappiamo - e lo diciamo con la massima sincerità - se il modo di
dire che avete appena letto è ancora in uso nella nostro idioma o se sia stato
relegato nella "soffitta della lingua". Sappiamo invece - e con la
massima certezza - che l'espressione si adopera (o si adoperava?) per indicare
un viaggio lunghissimo verso un luogo favoloso e difficile da raggiungere; una
volta arrivati, però... La locuzione - con uso figurato - si fa risalire a una
ipotetica catena di monti che gli antichi esperti geografi collocavano al centro
del continente africano, sembra vicino all'Equatore, e dalla quale ritenevano
nascesse il Nilo. L'immaginazione popolare voleva che dalle viscere di questa
catena si potesse estrarre oro o argento. C'è da dire, per la cronaca, che la
convinzione che questi "monti" esistessero realmente fu viva fino a
due secoli fa.
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Sopra
– questa preposizione impropria si unisce direttamente al
sostantivo tramite l’articolo: salì sopra il tetto. Quando accompagna un
pronome personale richiede le preposizioni di o a: abita sopra a
noi; la cosa ricadrà sopra di voi.
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Urlare
– verbo transitivo. È errato l’uso intransitivo nell’accezione di disapprovare,
contestare e simili. Non scriveremo, quindi: il politico fu urlato dalla
piazza, ma, correttamente, fu contestato.
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Zecca - sostantivo femminile polisemico. Indica, ovviamente secondo il
contesto, l'officina dove si coniano le monete e un insetto simile alla cimice:
attacca gli animali, cani e pecore in particolare, e succhia loro il sangue.
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