Il linguista di "Repubblica" ha risposto alle nostre osservazioni riguardo al verbo essere. Riportiamo le nostre considerazioni e la sua risposta:
Fausto Raso scrive:
Pregiatissimo dr Ruggiano, dubito che nella frase riportata da Zara si possa
parlare di predicato verbale riferito a “è”. Il verbo essere è
copula. Diventa predicato verbale quando assume i significati di “esistere”,
“stare”, “appartenere”, “rimanere”, “trovarsi”. Non credo, quindi, che nella
frase in oggetto si possa ravvisare nel verbo essere (è) uno dei suddetti
significati. Il predicato verbale, inoltre, si ha con qualunque verbo avente un
senso compiuto: Luigi lavora; Mario cammina; Sofia è partita. Il verbo essere
invece, da solo (quando non ha i significati suddetti), non ha alcun senso
compiuto. “Il barattolo è” non ha alcun senso; aggiungendo “di plastica” il
verbo essere (è) acquisisce un significato (ci dice qualcosa sul soggetto),
pertanto è copula.
linguista_1 scrive:
È vero. Nella frase in questione il verbo essere ha la funzione di
copula. Molte grammatiche contemplano solamente il caso della copula seguita
dalla parte nominale rappresentata da un nome o un aggettivo. Se, però, si
attribuisce alla copula la funzione di introdurre una qualificazione del
soggetto, questa qualificazione può prendere la forma anche di un sintagma
preposizionale.
Fabio Ruggiano
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Giornalista pubblicista - laurea magistrale in "Editoria e giornalismo" - sono sempre stato attento alle problematiche linguistiche.
Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collaboro con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese”. Ho scritto "Un tesoro di lingua" e, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Giornalismo - Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi - Roma.
Volume vincitore alla III edizione del premio letterario nazionale "L'Intruso in Costa Smeralda". Con Carlo Picozza e Santo Strati ho scritto anche "S.O.S. Scrittura - Primo soccorso linguistico".
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Diventa predicato verbale quando assume i significati di “esistere”, “stare”, “appartenere”,
“rimanere”, “trovarsi”. Non credo, quindi, che nella frase in oggetto si possa ravvisare nel verbo essere (è) uno dei suddetti significati. Il predicato verbale, inoltre, si ha con qualunque verbo avente un senso compiuto: Luigi lavora; Mario cammina; Sofia è partita. Il verbo essere invece, da solo (quando non ha i significati suddetti), non ha alcun senso compiuto. “Il barattolo è” non ha alcun senso; aggiungendo “di plastica” il verbo essere (è) acquisisce un significato (ci dice qualcosa sul soggetto), pertanto è copula.
Fabio Ruggiano