lunedì 17 marzo 2014

«Avere la scimmia»

Questo modo di dire, probabilmente poco conosciuto e dal "sapore" prettamente popolare, quando nacque si riferiva alle persone ubriache o, comunque, dedite all'alcol. Oggi, con il "progresso" che ha riempito il mondo di droga, la locuzione ha subíto un'evoluzione semantica ed è passata a indicare coloro che sono sotto l'effetto degli stupefacenti, tanto è vero che, attualmente, nel gergo degli addetti ai lavori, quest'espressione si adopera riferita alle persone in grave crisi di astinenza. Ma che cosa c'entra la scimmia? È presto detto. Nella letteratura popolare la scimmia è molto spesso associata all'idea di qualcosa di orrendo e di pericoloso e, quindi, a qualcosa che fa perdere il controllo su sé stessi, in particolare nel caso dell'alcolismo, un tempo considerato il piú vergognoso e peggiore dei vizi. La fantasia popolare vedeva, per tanto, l'alcolizzato come vittima di una scimmia che gli stava appollaiata sulle spalle e lo invitava, pressata dal proprio bisogno, a bere. Se l'ospite declinava l' "invito" l'animale subito si vendicava e lo faceva star male: gli graffiava il viso e gli tirava i capelli. La vendetta della scimmia, oggi, si è "spostata" dagli alcolisti ai drogati. L'espressione si adopera anche nella variante "avere la scimmia sulla spalla".

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La parola che proponiamo oggi è: spulezzare. Verbo intransitivo della I coniugazione, sta per "scappare", "fuggire precipitosamente". Nei tempi composti prende l'ausiliare essere.

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