di Lidia Romani
L’analisi logica è un “esercizio che trova la sua ragion d’essere nell’individuazione e scomposizione della struttura della frase in soggetto, predicato e complementi e che continua ad essere proposta nella sua versione tradizionale accompagnata spesso da definizioni confuse e discutibili, nonché da liste infinite e discordanti di complementi …” (F. Sabatini – “La Crusca per voi").
Indubbiamente districarsi nella giungla dei complementi è un compito arduo non soltanto – come si potrebbe pensare – per gli studenti, ma talvolta anche per gli insegnanti, sia per la complessità della materia (complessità intesa soprattutto come numero dei complementi esistenti nella nostra lingua) sia per la varietà di interpretazioni (spesso diverse o contrastanti tra loro) offerte dagli specialisti e dai testi che trattano questo tema.
Sono molti gli studenti che si chiedono quale sia l’utilità dell’analisi logica.
“A che cosa mi servirà quando entrerò nel mondo del lavoro?” è la classica domanda dei giovani, non soltanto per quanto riguarda l’analisi logica, ma per ogni approfondimento culturale in cui non ravvisino la possibile “ricaduta” (per usare il gergo scolastico), il vantaggio che potrebbero ricavarne in futuro, a meno che non abbiano già definito il percorso di studi e i loro piani professionali.
Sicuramente l’analisi logica facilita lo studio del Latino e del Greco, ma anche delle lingue straniere. Sicuramente costituisce uno strumento di ricerca, di approfondimento e di riflessione linguistica da non sottovalutare, soprattutto in una società sempre più tentata dall’approssimazione e dalla superficialità, nel campo culturale come in ogni campo.
Poniamoci, tuttavia, anche noi la domanda dell’utilità dell’analisi logica ma, soprattutto, chiediamoci se e in quale misura la quantità (e i conseguenti dubbi interpretativi) dei complementi riconosciuti dalla nostra grammatica possa frenare l’interesse degli studenti verso una materia che, a prescindere dalle intrinseche difficoltà e dai possibili tranelli, resta tra le più affascinanti per gli appassionati della lingua.
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Passare in razza
Chi passa in razza? Colui (o colei) che riceve una carica puramente onorifica ma che in realtà comporta le “dimissioni” da incarichi importanti espletati fino a quel momento. Il modo di dire si rifà al trattamento riservato agli animali da competizione, soprattutto cavalli e cani: alla fine della “carriera” sportiva vengono adibiti esclusivamente alla riproduzione.
10 commenti:
L’articolo di Lidia Romani, che ringrazio di cuore, offre numerosi spunti di riflessione sull’argomento, soprattutto per la diatriba sul complemento predicativo del soggetto. Invito, per tanto, i gentili blogghisti, interessati alla questione, a esprimere la loro opinione.
Grazie
FR
Gentile Dottor Raso,
vorrei sottolineare un concetto (espresso dalla Romani) che considero importante: la tendenza - preoccupante, secondo me - all'approssimazione e alla superficialità, che non favoriscono la cultura.
Dovremmo domandarci innanzitutto se la sciatteria linguistica, la presenza di errori grammaticali e sintattici, l'uso inadeguato della punteggiatura (per citare soltanto alcuni esempi riscontrabili in molti scritti attuali) possano essere attribuiti al fatto che, nella scuola, l'analisi grammaticale e logica è considerata un'inutile perdita di tempo.
Cordialmente
Concordo con la gentile Giovanna. Mi sembra, addirittura, che abbiano tolto dai programmi scolastici lo studio "approfondito" dell'analisi grammaticale e logica. I programmi, se non sbaglio, prevedono un accenno.
Mio figlio, scuola media, non ha MAI svolto un esercizio di analisi logica.
Egr. Dott. Raso, vorrei fare un altro piccolo intervento sul compl. di modo e sul compl. predicativo che tanto interesse hanno suscitato tra i frequentatori del suo blog.
Mi ricollego a quanto scritto da Giovanna in uno dei suoi ultimi interventi, dove afferma che “il compl. di modo può essere costituito anche da un aggettivo” a sostegno di quanto da lei asserito in precedenza.
Mi dispiace contraddire la gentile interlocutrice, ma sulle varie grammatiche da me consultate (ed. Sansoni, La Nuova Italia, B. Mondadori, A. Mondadori, Cedam, Garzanti) questo non è affatto detto.
Anzi, la Garzanti scrive testualmente che il compl. di modo “non è mai costituito da un aggettivo”.
Secondo le suddette grammatiche, dunque, i vari aggettivi da noi analizzati non si possono ritenere complementi di modo ma complementi predicativi.
Ma si vede che la cortese Giovanna ha considerato altre grammatiche…
Un cordiale saluto. Otto
Non escludo che un accenno all'analisi logica (come risulta a "il puntiglioso")e addirittura la sua esclusione dai programmi didattici (come sostenuto dal Signor Settimio) possano essere tra le cause del degrado linguistico cui assistiamo e che non possiamo ignorare.
Secondo me gli studenti dovrebbero innanzitutto essere educati a comprendere che ogni conoscenza e ogni approfondimento avrà una "ricaduta", costituirà un "vantaggio", a prescindere dal loro orientamento professionale.
Esiste forse una professione o una qualsiasi attività che non richieda l'uso della lingua? Non credo. E la correttezza linguistica (verbale e/o scritta)rappresenta un biglietto da visita di importanza non trascurabile.
Cordialmente
"Bisogna considerare i vari fenomeni linguistici nel loro concreto contesto di utilizzazione, distinguendo con intelligenza caso da caso... perché bisogna prima ragionare (anche su quel che ci sembra scontato) e poi, se si vuole, ci si può confrontare con quel che hanno scritto altri."
Gentile Signor otto,
ho riportato una parte della risposta data dal Prof. Arcangeli a Ines Desideri: ho fatto mia questa considerazione del Prof. Arcangeli.
Non ho consultato grammatiche. Ho usato la logica e, con tutto il rispetto per i testi da Lei consultati, conservo l'opinione già espressa per i motivi ampiamente analizzati.
Cordialmente
Penso che veramente il numero dei complementi sia eccessivo e che da questo possa dipendere un certo disamore per l'analisi logica.
Qual è la Sua opinione, Dottor Raso?
Grazie
Gentile Emilio,
sono totalmente d'accordo con lei.
Cordialmente
Ho voluto provarlo "chiedendo" l'analisi logica della frase "Giovanni è stato dichiarato fuori pericolo". Mi ha "risposto" solamente su Giovanni (soggetto) e su è stato dichiarato (predicato verbale). Ha completamente ignorato "fuori pericolo" (per inciso, fuori pericolo è un complemento di aggiunzione).
A lei le conclusioni...
Cordialmente
FR
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