lunedì 21 novembre 2011

«Scioglier Giordano»





Ancora un modo di dire relegato nella soffitta della lingua, quindi “sconosciuto” ai piú. Chi è Giordano? E chi lo scioglie, dunque? Giordano è un cane e lo scioglie (naturalmente in senso figurato) la persona che, in preda all’ira, vuole vendicarsi di un’offesa ricevuta. Ludovico Passarini cosí spiega la locuzione: «(Il modo di dire) può esser derivato da qualche fattarello o novella in cui si cantasse che un tale offeso, volendosi vendicare, avesse sciolto dalla catena il suo fido ‘Giordano’, nome di un noto fiume solito imporsi a’ cani, e avesselo attizzato alla vita dell’offensore (a)».

* * *
Dal Prof. Marco Grosso, moderatore di "Cruscate", riceviamo e pubblichiamo:

Indulgere "in" o indulgere "a"?


Si tende oggi a adoperare il verbo indulgere costruito con la preposizione in, mentre da sempre, in italiano, s’è costruito con a. Si tratta di un evidente influsso dell’inglese to indulge in, che i dizionari recenti si sono affrettati a registrare e ratificare.
Se è necessario tenere nel debito conto le evoluzioni che ogni lingua subisce per forza di cose, è altrettanto doveroso rimanere critici nel valutarle. Vi sono evoluzioni sane, e direi arricchenti; e ve ne sono di superficiali e deleterie. Il compito del dizionario sarebbe appunto di orientare il consultatore, cosa che sempre meno fa, acriticamente registrando, a mo’ di fotografo, quel che circola all’intorno.

Ecco l’esemplificazione dell’uso corretto.

Allora a gli occhi del soldàn rifulse

L’elmo, onde gravi l’onorata fronte;

per cui quel mago a se medesmo indulse

e forse affaticò Sterope e Bronte... (Tasso, Gerusalemme conquistata)


...Per indùlgere al mio tedio,

nova sorte mi fecero gli iddii. (D’Annunzio, Alcyone)



Uno degli obblighi miei piú gravi è quello di non avvertire la stanchezza che m’opprime, il peso enorme di tutti i doveri che mi sono e mi hanno imposto, e di non indulgere minimamente al bisogno di un po’ di distrazione, che la mia mente affaticata di tanto in tanto reclama. (Pirandello, Candelora)



...il mio compagno Renato Brozzi – di Parma come Ildebrando – m’intaglia una Venere lunga, molto lunga dagli inguini ai malleoli, stralunga, per indulgere al mio vano amore delle ismisurevoli gambe, in un avorio d’insolita misura e d’insolita struttura donatomi da un amico di Calabria reduce dall’Africa monstrifera. (D’Annunzio, Pagine del Libro segreto)



Non aveva sul volto che l’augusta impronta della morte che tutto placa, che a tutto indulge: non la serenità, ma la pace. (Serao, Il paese di Cuccagna)



Imperterrita indulge al resupino,

al temerario – o Numi! – che l’esplora

tesse gli elogi di quel suo cugino... (Gozzano, Poesie sparse)



Nessun esempio di indulgere in nel Battaglia (dizionario storico in 22 volumi), né nell’archivio BIZ[a], che raccoglie oltre mille testi della letteratura italiana dalle origini al Novecento. Secondo ogni evidenza, questo costrutto recente è stato introdotto da qualche traduttore poco attento. Torniamo dunque a dire come s’è sempre detto: indulgere A qualcosa.

3 commenti:

il puntiglioso ha detto...

Cortese Dott. Raso,
utilissimo l'articolo del Prof. Grosso, da lei gentilmente ospitato.
Grazie per averlo pubblicato.

il puntiglioso ha detto...

Dimenticavo, gentile dott. Raso, può darmi il collegamento di "Cruscate"?
Grazie e cordialità.

Fausto Raso ha detto...

Ecco l'indirizzo, cortese puntiglioso:
www.achyra.org/cruscate