di Alfio Lanaia*
1. Evento
giornalistico
Una mia
carissima amica, Pina Arena, che gestisce la pagina face-book "Un Giardino
delle Giuste e dei Giusti in ogni scuola", mi ha passato un articolo di Andrea Fabbri,
pubblicato il 30/11/2022 su «Georgofili INFO – Notiziario di informazione a
cura dell’Accademia dei Georgofili», dal titolo Piantume, piantumare, piantumazione: perché NON si devono usare, chiedendomi cosa
ne pensassi.
2. Il contenuto
Dopo
avere premesso che in quella sede «non è possibile affrontare la questione come
merita» e avere correttamente citato, in base alle sue informazioni, gli autori,
fra cui Lazzaro Spallanzani e Giacomo Leopardi, fra i primi «a utilizzare» piantume, l’Autore sostiene che il nome è praticamente
assente nella letteratura, «fatta salva qualche
segnalazione nel linguaggio burocratico, e assolutamente inesistente nei testi
scientifici e tecnici, come testimoniano tutti i colleghi del settore, concordi
nel rifiutare l’uso di questo termine per indicare quello che dovrebbe essere
impianto, piantagione e, soprattutto, messa a dimora di piante, in particolare
di alberi». Quanto al motivo per cui
prescrive di non usare piantume
e i derivati piantumare e piantumazione, l’Autore, dopo averne
lamentato l’uso «in un’epoca di crescente
approssimazione culturale e di passione per le mode, anche linguistiche»,
dice che «la [sua] resistenza deriva soprattutto dalla caratteristica “estetica”
della parola, da un punto di vista fonetico: tutte le parole che terminano con
la desinenza -ume indicano quantità indeterminate di materiali grossolanamente
indicati, e in genere con valore dispregiativo: pattume, cerume, appiccicume,
lordume, marciume, sudiciume e così via».
3. La datazione e gli usi di piantume e derivati
3.1 Piantume
Col significato collettivo di ‘quantità di pianticelle coltivate in
vivaio’, piantume è registrato dal Grande dizionario [storico] della lingua
italiana (GDLI, XIII, p. 305)
che lo data al 1793, con una citazione tratta dalle opere di Lazzaro
Spallanzani: «Ho ben piacere
che abbiate messo insieme
qualche soldo per
la vendita del
vostro piantume». È
possibile tuttavia, con l’aiuto di Google-libri, retrodatare la nostra forma al
1734 con Gian Battista Bovio (Teatro
morale dogmatico-istorico dottrinale et predicabile): «Non disse Isacco, che il suo
figliuolo spirasse un odore somigliante al grano, all’uva, o a’ pomi di questo,
e quel piantume, ma che avea odore a guisa di un campo
pieno». Nel corso dell’Ottocento la
voce è usata in testi di vario tipo, anche a carattere tecnico-scientifico,
come gli Annali dell’agricoltura del
Regno d’Italia (1813), la Ricerca
degli elementi da cui dedurre il valore dei fondi di Filippo Medici (1857) la Storia politico-militare della guerra di
Indipendenza di Pier Carlo Boggio (1865) ecc.
Nel Novecento è la volta delle riviste Minerva agraria (1909), L’Italia agricola – Giornale di agricoltura (1915) e Rivista di zootecnia – Rassegna mensile di scienza e pratica zootecnica (1928) ecc.
Molte attestazioni, infine, in opere di pianificazione territoriale, urbanistica, architettura, gestione ambientale ecc. degli anni 2000 a cui si rimanda il lettore curioso.
3.2 Piantumare
Assente nel XIII vol. del GDLI, il derivato piantumare ‘In selvicoltura e nell’architettura dei giardini, mettere a dimora siepi e piante, in partic. d’alto fusto’ viene recuperato nel Supplemento 2004 (p. 629) dello stesso Dizionario, curato da Edoardo Sanguineti. Il Grande dizionario italiano dell’uso di De Mauro (Gradit) data la voce al 1993, facendola derivare dal lomb. piantumà ‘trapiantare’ e rimandando per un confronto a piantume. La voce, tuttavia, si può retrodatare al 1824 con lo Zingarelli 2013 che, secondo noi, la recupera dal vol. XXII della Raccolta dei regj editti, manifesti ed altre provvidenze de’ magistrati ed uffizj, edita a Torino. Il verbo è molto usato in opere di diverso carattere dei secc. XIX-XXI.
3.3 Piantumazione
Per quanto riguarda piantumazione ‘operazione di piantare alberi d’alto fusto per formare viali e giardini’, il citato GDLI XIII, non registrando il verbo piantumare, considera la voce derivata da piantume «col suff. dei nomi d’azione». In maniera interessante, in un volume del 2003, Innovazione lessicale e terminologie specialistiche, curato da Giovanni Adamo e Valeria Della Valle, si dice che piantumazione è dal «settentrionale piantume». Per quanto riguarda la datazione, mentre il Gradit data la voce al 1992, il citato Zingarelli abbassa la data al 1986, ma grazie a Google libri possiamo abbassare ulteriormente l’anno di prima attestazione al 1869 con Leonardo Loria, Corso di lezioni sulle strade ferrate. Altre attestazioni sono del 1873 (Monitore dei tribunali, vol. 14) del 1886 (Memorie descrittive della carta geologica d’Italia) ecc.
4. Il suffisso –ume
Come abbiamo visto sopra, secondo Andrea Fabbri, «tutte le parole che terminano con la desinenza [in realtà ‘suffisso’] -ume indicano quantità indeterminate di materiali grossolanamente indicati, e in genere con valore dispregiativo». Ora è vero, come dice Maria Grossmann (Suffissazione, in Grossmann e Rainer, La formazione delle parole dell’italiano, 2004) che la maggioranza «dei derivati da basi con il tratto ‘-animato’ è connotata negativamente (cenciume, ciarpume, fecciume, grinzume, lezzume, polverume)» e che sono «piuttosto rare le formazioni in cui -ume non ha valore spregiativo (cenerume, cerume, mollicume)», a cui possiamo aggiungere dolciume, frantume, tritume, tenerume; ma negli esempi citati la connotazione spregiativa non è data dal suffisso -ume, bensì dalla base lessicale: voci come cencio, feccia, grinza, lezzo, polvere ecc. hanno di per sé significato negativo. Diverso è invece il caso in cui il suffisso -ume si aggiunge a basi nominali o aggettivali nominalizzate con il tratto ‘+umano’, in quanto si riferiscono a persone, come, ad es., politicume, becerume, borghesume, retoricume, romanticume ecc. È chiaro, a questo punto, che piantume, der. da pianta + -ume, appartiene alle formazioni in cui -ume non ha valore spregiativo.
5. Verbi da basi suffissate in -ume
Non sono molti i verbi che derivano da basi suffissate in -ume, come piantumare da piantume. Fra questi troviamo il parasintetico rappattumare, il cui valore spregiativo è dato da pattume; frantumare ‘ridurre in frantumi’ da frantume, a sua volta da franto, part. di frangere. Un caso particolare è cocchiumare ‘chiudere la botte col cocchiume’, da cocchiume dal lat. *calcume, che, secondo il Nocentini (l’Etimologico, 2010), trova confronti in forme settentrionali come lomb. cocón, friul. calcón, bergam. coción ‘tappo’. In bitumare ‘asfaltare’ da bitume non troviamo il suff. -ume, in quanto la base deriva dal lat. bitumen di provenienza celtica. La stragrande maggioranza dei suffissati in -ume non ha prodotto nessun verbo denominale.
6. Piantume, piantumare, piantumazione: perché si possono usare
Da quanto abbiamo visto, se è vero che la maggioranza delle parole derivate da basi suffissate in -ume con tratto ‘-animato’ ha connotazione spregiativa, questo non è il caso di piantume, in quanto il valore spregiativo è dato non dal suffisso ma è contenuto nella base lessicale. È possibile, inoltre, che piantume sia una voce di provenienza settentrionale e pertanto, essendo un prestito in italiano, il problema della connotazione del suffisso non si pone. E ancora, come ha riconosciuto l’autore, piantume vanta usi illustri, come quelli di Spallanzani e di Leopardi, o di altri autori che abbiamo citato. In opere recenti di molti studiosi, infine, è ampiamente dimostrato l’uso di piantumare e di piantumazione. Liberissimo, pertanto, l’Autore dell’articolo di non usare piantume e derivati, per un suo gusto personale rispettabilissimo, ma non per le insussistenti motivazioni linguistiche addotte. Concordiamo, invece, con l’Autore sulla necessità di piantare, piantumare o mettere a dimora quanti più alberi è possibile.
Sommario
1. Evento giornalistico
2. Il contenuto
3. La datazione e gli usi di piantume e derivati
3.1 Piantume
3.2 Piantumare
3.3 Piantumazione
4. Il suffisso
-ume
5. Verbi da
basi suffissate in -ume
6. Piantume, piantumare, piantumazione:
perché si possono usare
*Docente di linguistica generale presso l'Ateneo catanese
3 commenti:
Mi è venuto subito in mente "acume", il cui significato è tutt'altro che dispregiativo!
A falcone42
La ringrazio del commento. In realtà per 'acume' che è dal lat. acumen, ac- + -umen, il problema riguarda il suffisso latino che, in questo caso, non è certo spregiativo. In italiano il suff. -ume si lega a basi aggettivali, secc-ume, e, più raramente, a basi nominali, canagli-ume, o verbali, appiccic-ume.
Come sempre, illuminanti le dissertazioni linguistiche di Alfio Lanaia!
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