mercoledì 28 dicembre 2022

I parafiato o i parafiati?

 


Ci siamo imbattuti nel  blog "Terminologia etc." e abbiamo letto, a proposito del plurale di "parafiato" quanto segue: "In breve, la parola parafiato sfrutta un meccanismo di composizione molto comune in italiano ed è perfettamente formata. I composti verbo+nome come parafiato però sono quasi sempre invariabili e, a parte poche accezioni, hanno la stessa forma sia per il plurale che per il singolare: un parabrezza, due parabrezza; un paraschizzi, due paraschizzi. Ci si dovrebbe quindi aspettare i parafiato e per questo *parafiati risulta una parola anomala".

Ci spiace, ma dissentiamo totalmente sulla "spiegazione" del plurale dei nomi composti di un verbo + un nome. Non sono "quasi sempre invariabili", non hanno, cioè, la "stessa forma sia per il plurale che per il singolare". Occorre analizzare il nome composto. Sarà invariato se il sostantivo è formato con una voce verbale e un nome femminile singolare: il cavalcavia/i cavalcavia; il posacenere/i posacenere. Prenderà la regolare desinenza del plurale il nome composto con un verbo e un sostantivo maschile singolare: il passaporto/i passaporti; il parafango/i parafanghi. Parabrezza, dunque, resta invariato perché brezza è un sostantivo femminile singolare; paraschizzi, infine, resta invariato in quanto composto con una voce verbale (para) e un sostantivo maschile (già) plurale: un paraschizzi, due paraschizzi.

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La lingua "biforcuta" della stampa

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Nonostante le raccomandazioni dei linguisti (vocabolari) e della Crusca, in particolare, la stampa continua, "imperterrita", a scrivere *vigilessa in luogo della sola forma corretta vigile. Abbiamo, pertanto, il vigile e la vigile. Interessante la "Nota d'uso" di Sapere.it (De Agostini): Il nome vigile, secondo le normali regole della lingua italiana, è maschile o femminile secondo se si riferisce a uomo o a donna: il vigile, la vigile. È in uso anche vigilessa, che però può avere anche tono scherzoso o valore spregiativo, come tradizionalmente hanno avuto diversi femminili in -essa. Alcuni poi preferiscono utilizzare il nome vigile al maschile anche per una donna. Si tratta di una scelta che non ha basi linguistiche, ma sociologiche, e che comunque può creare, nel discorso, qualche problema per le concordanze. Il vigile urbano può avere nomi diversi a livello regionale: per esempio ghisa a Milano (per allusione scherzosa al cappello alto e rigido della divisa tradizionale), civico in alcune regioni dell’Italia settentrionale e pizzardone a Roma. Si tratta però di denominazioni antiquate, sempre meno usate se non quando si vuol fare del “colore locale”. In proposito stupisce il constatare che il DOP, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia, attesti vigilessa, come forma corretta.

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Correttamente: maxievasione. I prefissi e i prefissoidi si scrivono "attaccati" alla parola che segue. Qui.











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