Abbiamo
l’impressione che nell’immaginario collettivo (anche se non si deve mai
generalizzare) si faccia una gran confusione tra giornalisti, scrittori e...
linguisti. Si accredita la tesi secondo la quale un giornalista cosí detto di
grido, un giornalista dal nome prestigioso, sia anche un ottimo linguista.
Questa tesi, a nostro modo di vedere, è falsa e, quindi, da respingere
recisamente. Un ottimo giornalista è colui che sa “scegliere” le notizie
e, una volta “assimilate”, le commenta per il grande pubblico con
parole semplici rispettando l'ortografia, l'ortoepia e la sintassi, come
farebbe un insegnante di fronte ai suoi allievi. Il giornalista – in un certo
senso – è l’educatore della pubblica opinione. I giornalisti dal nome
prestigioso (ma chi stabilisce il “prestigio”?) che non rispettano
le norme grammaticali per puro snobismo non possono essere definiti linguisti
nel senso letterale del termine, e sono colpevoli di “lesa lingua”
quanto, se non di piú, i giornalisti che non applicano le regole perché non le
conoscono. Il giornalista-linguista si preoccupa, nello scrivere, di non
incorrere in “inesattezze” che potrebbero turbare l’ “equilibrio
linguistico-grammaticale” dei lettori, soprattutto dei lettori-studenti,
mettendo cosí in discussione quanto alcuni docenti (quelli con la “D”
maiuscola, se ce ne sono ancora, visto lo sfacelo "linguistico" in
cui versano la scuola e l'università) si sforzano d’insegnare ai loro discenti,
a dispetto dei giornalisti che “fanno la lingua”.
***
La
parola, di ieri, proposta da "unaparolaalgiorno.it": analisi. E quella segnalata da questo
portale: oberato. Portiamo
all'attenzione dei nostri cortesi lettori quest'aggettivo perché la quasi
totalità dei vocabolari dell'uso dà come prima occorrenza (accezione) "carico di
lavoro". No, la prima occorrenza (noi diremmo l'unica) è "carico di
debiti". Si veda, in proposito, qui e qui.
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