venerdì 8 luglio 2016

Linguisti e giornalisti

Abbiamo l’impressione che nell’immaginario collettivo (anche se non si deve mai generalizzare) si faccia una gran confusione tra giornalisti, scrittori e... linguisti. Si accredita la tesi secondo la quale un giornalista cosí detto di grido, un giornalista dal nome prestigioso, sia anche un ottimo linguista. Questa tesi, a nostro modo di vedere, è falsa e, quindi, da respingere recisamente. Un ottimo giornalista è colui che sa “scegliere” le notizie e, una volta  “assimilate”, le commenta per il grande pubblico con parole semplici rispettando l'ortografia, l'ortoepia e la sintassi, come farebbe un insegnante di fronte ai suoi allievi. Il giornalista – in un certo senso – è l’educatore della pubblica opinione. I giornalisti dal nome prestigioso (ma chi stabilisce il  “prestigio”?) che non rispettano le norme grammaticali per puro snobismo non possono essere definiti linguisti nel senso letterale del termine, e sono colpevoli di  “lesa lingua” quanto, se non di piú, i giornalisti che non applicano le regole perché non le conoscono. Il giornalista-linguista si preoccupa, nello scrivere, di non incorrere in  “inesattezze” che potrebbero turbare l’ “equilibrio linguistico-grammaticale” dei lettori, soprattutto dei lettori-studenti, mettendo cosí in discussione quanto alcuni docenti (quelli con la “D” maiuscola, se ce ne sono ancora, visto lo sfacelo "linguistico" in cui versano la scuola e l'università) si sforzano d’insegnare ai loro discenti, a dispetto dei giornalisti che “fanno la lingua”.
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La parola, di ieri, proposta da "unaparolaalgiorno.it": analisi. E quella segnalata da questo portale: oberato. Portiamo all'attenzione dei nostri cortesi lettori quest'aggettivo perché la quasi totalità dei vocabolari dell'uso dà come prima occorrenza (accezione) "carico di lavoro". No, la prima occorrenza (noi diremmo l'unica) è "carico di debiti". Si veda, in proposito, qui e qui.

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