Navigando in Internet ci siamo imbattuti in un sito (www.apollodoro.it) che tratta di problemi linguistici. Gli abbiamo dato una rapida scorsa e abbiamo notato alcune imprecisioni, per non dire errori, che vanno emendate per non far cadere in… errore i fruitori del sito stesso. “Apollodoro” scrive:
• A me mi piace vs A me piace: a me e mi significano la stessa cosa in questo caso, inutile e sbagliato ripeterli.
• Un pò vs Un po’: è uno dei pochi casi di troncamento in cui ci vuole l’apostrofo, l’accento non centra nulla.
• Eccoci tornati con un nuovo dubbio con cui la grammatica italiana miete molti vittime. Si scrive glielo o gliel’ho? Qualcuno si chiede anche se si scrive glielo gliel’ho o glie lo, andiamo dunque a vedere quale sia la forma corretta. Diciamo subito che glie lo è sbagliato: non si scrive staccato, da dove mai dovrebbe derivare la parola ‘glie’? Provate a cercarla sul dizionario: non la troverete. E questo perché è una parola che non esiste, quindi almeno questo dubbio è risolto.
• Eccoci di ritorno a un nuovo dubbio della grammatica italiana: si scrive d’altronde o daltronde? La settimana scorsa ci eravamo concentrati su una difficoltà lessicale che non ha delle regole ben precise: l’uso della d eufonica, che avevamo analizzato qui. Questa volta vogliamo capire se si scrive d’altronde o daltronde. Ovviamente bisogna subito dire che l’unica forma corretta è d’altronde, con l’apostrofo: se avete un correttore ortografico attivo, vi sarete resi conto che vi sottolinea sempre la parola daltronde quando la scrivete. Questo non perché si sia incaponito a rendere la vostra pagina un coacervo di lineette ondulate rosse, ma perché effettivamente non è la forma giusta.
Andiamo per ordine con gli “emendamenti”:
A me mi piace non è bello stilisticamente ma non si può considerare un errore.
Un po’, giustissimo l’apostrofo, ma il verbo “centrare” non… c’entra.
Glie lo non è affatto errato, anzi sarebbe da preferire per analogia con le forme “me lo”, “te lo”, “ve lo” ecc.
Daltronde è forma meno comune di “d’altronde”, ma non errata.
È lo stesso caso, insomma, di “d’accordo” e “daccordo” e di altre parole che, comunemente, si scrivono con l’apostrofo anche se la grafia univerbata non è considerata errata.
Dal sito “webbando.com”:
La forma senz’altro corretta è D’accordo (ad es. “sono d’accordo con quanto hai suggerito…”). Attenzione però! Perché usare la forma unita, daccordo, non è scorretto, ma raro. È infatti consentito anche il suo utilizzo secondo il Dizionario di Ortografia e Pronunzia, ripreso dalla Accademia della Crusca, ovvero l’istituto nazionale per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana, considerato l’organo più autorevole al riguardo (Ad es. Lei è Daccordo con quello che ha appena esposto“).
Ma il caso riguardante il duplice utilizzo di D’Accordo e Daccordo non è l’unico in cui ci si ritrovano due termini, uno più utilizzato, l’altro considerato forma rara, ma non errore. Ecco altri esempi che aiuteranno il lettore a chiarire ulteriori dubbi: a fianco (forma più utilizzata) e affianco (affianco a me c’è un altro personaggio molto noto) che è registrato con rimando alla forma separata. D’altronde e Daltronde (Daltronde questa idea era venuta anche a me), la quale è indicata come forma meno comune, poc’anzi e pocanzi (pocanzi è uscito), sempre indicata come forma meno comune, e infine senzaltro (senz’altro), tuttaltro (tutt’altro) e tuttoggi (tutt’oggi) sono indicate come forme rare. (Senzaltro giungerò puntuale a quell’appuntamento; Ho detto tuttaltro rispetto a quello che ha riportato; a tuttoggi non ho ricevuta alcuna notizia al riguardo). Il nostro consiglio è comunque quello di utilizzare sempre le forme più utilizzate ed eleganti, evitando quelle rare. (Abbiamo corretto alcuni errori di battitura del testo).
giovedì 18 aprile 2013
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