Questo modo di dire – probabilmente poco conosciuto e dal “sapore” popolare – quando nacque si riferiva alle persone ubriache fradice o, comunque, dedite all’alcol. Oggi, con il “progresso” che ha riempito il mondo di drogati, la locuzione ha subito un’evoluzione semantica passando a indicare coloro che sono sotto gli effetti degli stupefacenti tanto è vero che, attualmente, nel gergo degli addetti ai lavori si adopera quest’espressione nei confronti di coloro che sono in crisi di astinenza. Ma che cosa c’entra la scimmia? È presto detto. Nella letteratura popolare la scimmia è molto spesso associata all’idea di qualcosa di orrendo e di pericoloso e, quindi, a un qualcosa che fa perdere il controllo di sé stessi; in particolare nel caso dell’alcolismo, un tempo considerato il piú vergognoso e peggiore dei vizi. La fantasia popolare vedeva, quindi, l’alcolizzato come vittima di una scimmia che gli stava appollaiata sulle spalle e lo invitava, pressata dal proprio bisogno, a bere. Se l’ospite declinava l’invito l’animale subito si vendicava e lo faceva star male: gli graffiava il viso e gli tirava i capelli. La vendetta della scimmia, oggi, si potrebbe identificare, per l’appunto, nel gravissimo disagio di colui che si trova in crisi di astinenza. La locuzione si adopera anche nella variante “avere la scimmia sulla spalla”.
giovedì 10 gennaio 2013
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1 commento:
Da tempo il significato si è esteso e indica avere un gran desiderio di qualcosa. Esempio: "Oggi ho visto in un negozio una bicicletta da 6000 €, bellissima. Mi sta predendo la scimmia, mi sa che faccio una follia e la compro!"
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