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Nel periodo carnevalesco, ma non solo, si leggono spesso avvisi pubblicitari con le scritte «veglia danzante»; «tè danzante»; “serata danzante” e simili. Queste frasi ci fanno sorridere, per non dire piangere, perché mettono alla berlina il nostro “idioma gentil sonante e puro” per dirla con l’Alfieri. Perché? Vi chiederete. È presto detto. “Danzante” è il participio presente del verbo danzare e vale colui o colei “che danza”. Avete mai visto una veglia o un tè che danzano? Le suddette espressioni sono state tradotte pari pari dal francese, non sono proprie della nostra lingua. Chi ama il bel parlare e il bello scrivere le deve, quindi, aborrire. Ci sono espressioni schiettamente italiane che fanno alla bisogna: “tè con ballo”; “veglia con danza”; “serata di ballo” e simili.
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