Pilucchiamo
qua e là, senza un preciso ordine logico, ma come ci vengono alla mente, dal
linguaggio comune alcuni strafalcioni o "anomalie" sintattico-grammaticali che gli amatori della lingua devono assolutamente
evitare. Cominciamo con il verbo “tenere” adoperato, il piú delle volte, con il
significato di “possedere”, “avere”. Tale uso è da non seguire essendo di
carattere prettamente dialettale; il significato proprio (e “corretto”) del
verbo è “sostenere”. Non si dirà, per tanto, “tengo una bella casa” ma,
correttamente, possiedo una bella
casa. Da evitare anche - se si vuole parlare e scrivere bene - la locuzione
“tenere il letto” nel senso di “stare, rimanere a letto”. Questo verbo,
inoltre, non è sinonimo - come molti erroneamente credono - dei verbi
“reputare”, "stimare" e “giudicare”. Le espressioni comuni, quindi,
“tenere in molto o poco conto”, “tenere in molta o poca considerazione” una
persona sono da gettare, decisamente, alle ortiche. Sí, sappiamo benissimo che
molte “grandi firme” le adoperano a ogni piè sospinto, ma sappiamo, anche, che
molte grandi firme usano la lingua a loro piacimento: non rispettano
assolutamente le piú elementari norme grammaticali. Voi, amici blogghisti
amanti della lingua, non seguite questi esempi "nocivi". Non
adoperate - come abbiamo letto in una grande firma del giornalismo, che non
nominiamo per carità di patria, il verbo tenere nelle accezioni di: importare,
desiderare, volere, premere. Sono tutte forme dialettali e di conseguenza
orrendamente scorrette in uno scritto sorvegliato. Ancora. Il verbo “marcare”,
che etimologicamente sta per “segnare,
contrassegnare con marchio”, “bollare”, non si può adoperare - sempre che si
voglia parlare e scrivere correttamente - come sinonimo di “annotare”, “prendere nota”, “registrare” o
con il significato, obbrobrioso, di “rimarcare con la voce”. In quest’ultimo
caso ci sono altri verbi che fanno alla bisogna: accentuare, caricare,
rafforzare. E finiamo con l’aggettivo “marrone” che non va mai pluralizzato.
Diremo, quindi, guanti marrone; scarpe marrone (non “marroni”) in quanto si
sottintende “del colore del marrone”, cioè del frutto del castagno: due vestiti
(del colore del) marrone. La medesima "regola" per quanto attiene all'aggettivo "arancione": una camicia arancione; due camicie arancione. E a proposito di marrone, segnaliamo un termine non comune: marroneta. Sostantivo femminile sinonimo di castagneto. È composto del sostantivo "marrone" e del suffisso "-eta" (insieme di...).
* * *
Tutti dovremmo sapere che
- stando alla regola generale - i verbi transitivi, nella forma composta attiva
prendono l’ausiliare avere (ho amato), in quella del passivo
l’ausiliare essere (sono lodato). Gli intransitivi, avendo
soltanto la forma attiva, prendono ora l’ausiliare avere (ho dormito), ora
l’ausiliare essere (sono partito) secondo l’uso comune. Solo
un buon vocabolario potrà sciogliere i dubbi che possono di volta in volta
insorgere a tale riguardo. Nonostante ciò ci capita di leggere sulla stampa
frasi in cui l’uso dell’ausiliare è errato. Vediamo, piluccando qua e là,
alcuni esempi in cui l’ausiliare è, per l’appunto, errato; in corsivo
l’ausiliare errato, in parentesi quello corretto. Una immensa folla ha affluito (è affluita) in piazza S.
Pietro per ascoltare le parole del Pontefice; dopo l’incidente il treno è (ha) deviato presso la stazione piú
vicina; l’incendio, che ha (è)
divampato rapidamente, ha impegnato per molte ore i vigili del fuoco; le Frecce
Tricolori sono sorvolate (hanno
sorvolato) su piazza del Popolo; la notizia clamorosa dell’arresto eccellente ha dilagato (è dilagata) rapidamente per
tutta la città; l’operazione di polizia ha avuto luogo appena ha (è) annottato; il ragazzo stava per
morire dissanguato perché il sangue aveva
(era) fluito dalla ferita per parecchie ore. Potremmo continuare ma ci fermiamo
qui. Un’ultima annotazione. Per quanto riguarda i vocabolari è meglio "spulciare" diversi dizionari: molto spesso uno contraddice l’altro. Se due su tre
concordano...
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pronuncia (ortoepia) dell'italico idioma.
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