non so come spiegare a mio figlio perché le parole biscazziere, mazziere, carrozziere, tappezziere, corazziere prendono due "z" mentre giustiziere, daziere, finanziere, romanziere, forziere ne prendono una sola. Eppure tutte queste parole e tante altre hanno la medesima terminazione in "iere", come mai questa disparità? Insomma, dott. Raso, come si fa a stabilire con certezza assoluta quando una parola si scrive con una zeta e quando con due? Sperando in una sua esaustiva e cortese risposta, la ringrazio anticipatamente e le porgo i miei più cordiali saluti.
Massimiliano O.
Prato
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Caro amico, cercherò di spiegarmi il piú chiaramente possibile. La questione della zeta è causa di molti dubbi. In linea generale si mette la doppia zeta quando quest'ultima consonante è seguita da una sola vocale: pazzo, pozzo, corazza; si mette una sola zeta se detta consonante è seguita, invece, da due vocali: azione, abbazia, giustizia, stazione. Secondo questa "regola" dovremmo avere *maziere, *coraziere, *biscaziere, perché, appunto, dopo la zeta abbiamo due vocali. Perché, invece, prendono - correttamente - due zeta? Perché sono termini denominali derivati da sostantivi che al loro interno hanno due zeta: mazziere (da mazza), corazziere (da corazza), biscazziere (da una forma antica "biscazza"*). Vediamo, ancora, altre parole con due zeta nonostante questa consonante sia seguita da due vocali: carrozziere (da carrozza), tappezziere (dal verbo tappezzare), terrazziere (da terrazza, questa, però, dal francese "terrasse"), arazziere (da arazzo). Per concludere, gentile Massimiliano, si ha la doppia zeta in tutte la parole in "-iere" derivate da altre la cui radice ha due zeta.
* Biscazza (bisca)
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La parola, di ieri, proposta da "unaparolaalgiorno.it": fervente.
2 commenti:
In questo caso, allora, perché da "prezzo" non segue "prezziario", ma preziario? E' la solita eccezione?
No, non è la solita eccezione, ma una variante, rara, di prezzario che non viene, però, da "prezzo" ma dal latino "pretium".
Abbiamo, quindi, "prezzario" (da prezzo) e "preziario" (voce rara, da 'pretium').
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