domenica 17 dicembre 2017

Il «massacro» della lingua italiana


Due parole, due, su due termini che - a nostro modo di vedere - coloro che amano il bel parlare e il bello scrivere dovrebbero adoperare - come usa dire - con le pinze. Sappiamo già che quanto stiamo per scrivere aprirà il “balletto delle contestazioni”. Ma tant’è. Cominciamo con il primo vocabolo, massa, che come recitano i vocabolari indica un “aggregato informe di elementi materiali della stessa specie”; “quantità di materia che si presenta o si considera come un insieme più o meno compatto”. Questa è, infatti, l’accezione primaria. Oggi è invalso l’uso (riportato anche dai dizionari) di adoperare il termine in senso figurato: cultura di massa, comunicazioni di massa e simili. A nostro avviso questo sostantivo dovrebbe essere riservato esclusivamente alla terminologia della fisica. Non riteniamo “ortodosse”, quindi, le espressioni “andare in massa”;  “la gente si è ribellata in massa”; “educare le masse”; “le masse orchestrali” e locuzioni simili. In questi casi ci sono espressioni piú appropriate: “andare tutti assieme”; “la gente si è ribellata tutta, unanimemente”; “educare la gente, il popolo”; “il complesso orchestrale”. E veniamo al secondo termine che è un vero e proprio francesismo: “massacre” (‘macelleria’). Ci sono parole, proprie della nostra lingua, che esprimono lo stesso concetto del francese “massacro”. C’è solo l’imbarazzo della scelta: eccidio; sterminio; genocidio; macello; strage; carneficina; distruzione; scempio. Lo stesso discorso per quanto attiene al verbo “massacrare” e al sostantivo “massacratore”. Il verbo ‘barbaro’ si può sostituire con: sterminare; fare scempio; trucidare e simili. Il sostantivo con i vocaboli italiani: trucidatore; sterminatore e via dicendo. Non continuiamo, insomma, a... "massacrare" il nostro idioma gentil sonante e puro, per dirla con Vittorio Alfieri.

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 La parola proposta da questo portale: nugale. Per il significato si clicchi qui.

5 commenti:

Teo ha detto...

Mi permetto di sollevare un'obiezione, a cui mi attendo una risposta: se dovessimo censurare "massa" nel significato figurato (cultura di massa, comunicazioni di massa e simili), come potremmo tradurre convenientemente l'anglicismo non adattato "mass media", oggi reso con "mezzi di comunicazione di massa" o "mezzi di massa"? Io preferisco il significato figurato esteso all'italiano che l'anglicismo nudo e crudo.
Quanto a "massacrare", è vero che è un francesismo. Ma anche in questo caso, si tratta comunque di un francesismo perfettamente adattato e acclimato nella lingua italiana. Io non sarei così severo verso i francesismi di antico conio (lo Zingarelli data "massacrare" addirittura al 1678), anche perché il francese è una lingua neolatina e non mi sembra che importare vocaboli e adattarli alla nostra lingua la inquini o la corrompa. È vero che ci sono in italiano anche altri verbi (sterminare; fare scempio; trucidare, ecc.), ma aggiungerne uno in più ampia la gamma sinonimica. Io gli strali li riserverei a quei verbi ibridi anglo-italiani malamente adattati e che hanno fatto irruzione negli ultimi anni, come "forwardare", "upgradare" e, recentemente, perfino "friendzonare" (detto di situazione che si verifica quando, in un rapporto tra due persone, l'una si limita a un'amicizia con l'altra, che vorrebbe invece una relazione di tipo amoroso), incredibilmente accolta dal Devoto-Oli. Inoltre, "massacrare" ha esempi e attestazioni illustri anche in buoni scrittori. Ad esempio in D'Annunzio e poi nella celebre poesia "Veglia" di Giuseppe Ungaretti, dove un altro verbo sinonimico non sarebbe così efficace:

Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.

Del resto, nel significato metaforico, che usa pure lei, seppur tra virgolette ("massacrare" il nostro idioma gentil sonante e puro) il verbo appare insostituibile.

Fausto Raso ha detto...

Gentile Teo,
probabilmente la risposta non la soddisfarà/soddisferà. "Mass media" si potrebbe tradurre in "mezzi di comunicazione di popolo" o "mezzi di informazione popolare".
La ringrazio della sua attenzione.
Cordialmente
FR

Teo ha detto...

Sì, è ovvio che la risposta non mi soddisfa, né può soddisfarmi. Ma non certo per antipurismo preconcetto (perché anch'io condivido molte delle sue posizioni puristiche, ma quelle più "moderate"), bensì semplicemente perché il concetto di "massa" è un concetto imprescindibile della sociologia, della politologia, della filosofia e della storia contemporanee, e non è assolutamente sostituibile né fungibile con altre nozioni e vocaboli analoghi ("popolo" e "folla" hanno un'area semantica affine, ma diversa). Del resto, l'unico purista che in tempi recenti ha continuato a censurarlo mi sembra sia stato Aldo Gabrielli, nel suo Dizionario dello stile corretto, ma anch'egli in testi più recenti ha riconosciuto che ormai era inevitabile usare il vocabolo. Anche perché trova ottime attestazioni. La più antica di grandi letterati è nientemeno che in Giacomo Leopardi (e come si suol dire, "Roma locuta, causa finita est"): "e rido della felicità delle masse , perché il mio piccolo cervello non concepisce una massa felice, composta d'individui non felici" (Lettera a Fanny Targioni Torzetti, Roma, 5 dicembre 1831, in Tutte le opere, vol. I, Firenze, Sansoni, 1969, p. 1381). Il termine poi nel senso sociologico e politico si riscontra in autori del calibro di Giovanni Gentile, Benedetto Croce, Antonio Gramsci, Vilfredo Pareto e Gaetano Mosca. Magari anche qualcuno di loro avrà storto il naso, ma poi alla fine ha dovuto accettarlo come imprescindibile. E in questo caso io preferisco trovarmi in compagnia di Croce e Leopardi che di Aldo Gabrielli o di Pietro Fanfani e altri puristi, i quali però probabilmente di politica e scienze sociali non avevano grandi conoscenze. Non crede? Del resto, come dovremmo altrimenti intitolare alcuni libri classici del pensiero politico e sociologico come La ribellione delle masse di Ortega y Gasset, Massa e potere di Elias Canetti, Psicologia delle masse e analisi dell'io di Sigmund Freud e numerosi altri?

Fausto Raso ha detto...

Cortese Teo,
abbasso la testa e mi inchino, umilmente, davanti ai Grandi...
Buone feste
FR

Teo ha detto...

Sempre a proposito di "massa", mi permetto di far notare che anche nel "Dizionario dello stile corretto" di Aldo Gabrielli (edizione del 1976) si nota un'evoluzione "Interna". Infatti, sotto la voce "massa" si trovano le critiche a tale vocabolo usato in senso metaforico (con la formula: "non piace ai puristi"). Ed è verosimile che questo lemma risalga alla prima edizione del dizionario, quella del 1956, che recava come titolo "Dizionario linguistico moderno".
Invece, sotto la voce "mass media", redatta nel 1976, dopo aver notato che la locuzione è "propriamente un ibrido anglo-latino", l'autore del dizionario osserva: "si può benissimo italianizzare in 'mezzi di massa', come ha proposto il Migliorini". Il che lascia pensare che ormai Gabrielli avesse pienamente accettato il significato metaforico di massa, mentre, ovviamente, non aveva accettato l'anglicismo.