Sapete cosa
facciamo metaforicamente quando denigriamo o insultiamo qualcuno? No? Vediamolo
assieme, allora. Sappiamo benissimo - per "pratica" - che denigrare significa "diffamare",
"screditare", "togliere ad altri il buon nome con volontaria
malizia". Quando denigriamo una persona, dunque, le togliamo il buon nome;
ma come? Tingendolo di nero (metaforicamente). Denigrare propriamente vale,
infatti, "tingere di nero" provenendo pari pari dal latino 'denigrare', composto
della particella intensiva "de" e "niger, nigri", nero.
Adoperato estensivamente nel senso di "annerire il buon nome" il
verbo in oggetto ha acquisito in lingua volgare (italiano) il significato
figurato di "diffamare" tingendo di nero, appunto, il buon nome di
una persona. Quando, invece, insultiamo qualcuno, vale a dire l'oltraggiamo,
l'ingiuriamo, figuratamente gli "saltiamo sopra". Anche questo verbo
è pari pari il latino "insultare", forma intensiva di
"insilire", 'saltar su', formato con la particella "in"
(su, sopra, contro) e "salire" (saltare). Non si dice, infatti, in
senso figurato, che «quella persona mi è saltata addosso»? Vale a dire mi ha
offeso, ingiuriato. E a proposito di ingiuria, cioè di offesa che lede
moralmente, quando la "mettiamo in atto" non facciamo altro che una
"cosa ingiusta"calpestando il diritto di una persona. Questo vocabolo, infatti, è un derivato del latino
"iniurius" ('ingiusto'), composto con il prefisso "in-"
negativo e il sostantivo "ius, iuris", diritto. L'ingiuria. per
tanto, è "tutto ciò che è fatto in onta al diritto di alcuno", quindi
vale "danno", "oltraggio", "affronto". L'ingiuria,
insomma, è ogni fatto detto o scritto dolosamente per "togliere il buon
nome" a qualcuno ed è affine, quindi, ma non "uguale" alla
denigrazione.
martedì 7 aprile 2015
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento