Questo modo di dire è simile al detto - conosciutissimo e non abbisognevole di spiegazioni - "nessuno fa niente per niente" e si tira in ballo quando "disinteressatamente" si offre un piccolo dono contando di riceverne un altro di valore superiore. L'espressione - che oggi ha acquisito anche una connotazione maligna - trae origine dalla vita monacale femminile. Un tempo le religiose - al contrario dei frati - non andavano in giro per la questua, ma offrivano i loro lavori fatti con l'ago o l'uncinetto ('aghetto') in cambio di generi alimentari ('galletto') o altri beni. Con il tempo è nata la variante - dal "sapore" maligno - "fare come le monache che danno un aghetto per avere un galletto" riferita a una donna che si serve delle proprie grazie per fini lucrativi. L'aghetto di quest'ultimo modo di dire - oggi poco adoperato - è chiaramente una metafora: sta per il laccio che stringeva i capi d'abbigliamento femminili, tra cui il busto.
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