Riteniamo necessario spendere due parole su "senza" perché la quasi totalità dei sacri testi grammaticali classificano (o, se preferite, classifica) il termine in questione solo tra le preposizioni improprie. No, può essere anche congiunzione e introdurre una proposizione subordinata esclusiva con valore modale. Si unisce direttamente al verbo all'infinito quando il soggetto delle due proposizioni (principale e subordinata) è il medesimo: è andato via di corsa senza proferire parola; si fa seguire dalla congiunzione "che" e il verbo al congiuntivo quando i soggetti delle due proposizioni non coincidono, sono, cioè, diversi: è andato via di corsa senza che (io) potessi fermarlo.
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Anche un solo capello fa la sua ombra
Questo modo di dire - di origine proverbiale e, forse, poco conosciuto - si adopera allorché si vuole mettere in evidenza il fatto che anche le persone apparentemente insignificanti hanno, al contrario, il loro peso e il loro valore. Si adopera, in particolare, per invitare o ammonire qualcuno a guardarsi dalle persone generalmente tranquille e dall'ira delle persone deboli. L'espressione è tratta da una sentenza di Publio Siro con la quale invitava i cosí detti potenti a non sottovalutare nessuno, neanche i nemici piú umili.
2 commenti:
Gentile dott. Raso, dalle mie parti quando una persona balbette delle scuse, può capitare che gli si risponda polemicamente, facendogli il verso con le sillabe "ma... mi... mo..." (non ricordo bene la sequeza), prima della replica. Vorrei capire se è un modo di dire (?) panitalino o solo della mia zona, ma non ho trovato traccia nei dizionari. Inoltre vorrei capire se tali sillabe devono essere considerate come mere interiezioni o se come parole usate in come interiezioni.
Caro anonimo,
non sono in grado di risponderle perché non mi risulta ciò che scrive.
Se qualche cortese blogghista ne sa qualcosa...
Cordialmente
FR
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