Un coraggioso anonimo lettore ci ha contestato la correttezza di quanto scrivemmo il 22 marzo dello scorso anno a proposito dell'espressione "che bello!". Riproponiamo il nostro intervento con i commenti (la "contestazione") del lettore, seguiti dalla nostra risposta.
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Dissentiamo totalmente su quanto sostiene il sito http://grammatica-italiana.dossier.net/errori-grammaticali.htm : «che bello! modo errato dialettale dell'Alta Italia. Si deve dire: Che cosa bella! o Come è bello! Il che esclamativo è un aggettivo e perciò non si può usare senza un nome». Dissentiamo perché in questo caso “bello” assume la funzione di aggettivo sostantivato
(un sostantivo a tutti gli effetti, quindi) con valore neutro e sta per “cosa degna di attenzione”. Diremo correttamente, per tanto, “che bello!, domani si fa vacanza”. Lo stesso discorso per quanto riguarda le espressioni “che buono!”, “che bravo!”, “che strano!” e simili.
Pubblicato da Fausto Raso a venerdì, marzo 22, 2013
4 commenti:
Anonimo ha detto... «Diremo correttamente, per tanto, "che bello!, domani si fa vacanza". Lo stesso discorso per quanto riguarda le espressioni "che buono!", "che bravo!", "che strano!" e simili». Nei casi da lei citati, le espressioni "Che bello!", "Che buono!", ecc. assumono «la funzione di aggettivo sostantivato»? La sua asserzione è una giocosa provocazione diretta ai lettori, il frutto di un colpo di sonno, o una lacuna grammaticale mai colmata? Alle Elementari si insegna che l'aggettivo sostantivato è presente quando si scrive "Il bello", "Il buono", e così via. Inoltre, equiparare un aggettivo sostantivato ad un «sostantivo a tutti gli effetti» significa non sapere che, in alcuni casi, l'aggettivo sostantivato richiede la maiuscola, proprio per sottolinearne la peculiarità (ad esempio "il Milanese", termine usato per indicare il territorio circostante alla città di Milano). Elementare, Raso, elementare.
17 settembre 2014 02:39
Fausto Raso ha detto... Caro anonimo, mi accusa di non avere colmato una lacuna grammaticale nascondendosi dietro l'anonimato. Che coraggio! "Che bello!". Confermo quanto ho scritto. "Bello", nel caso in esame, è un aggettivo sostantivato che sta per "bellezza": che bello! (che bellezza!) domani si fa vacanza. Credo sia lei a dover colmare qualche lacuna di "grammatica elementare". Mi stia bene
FR
17 settembre 2014 11:38
Anonimo ha detto... Che sagace! Il confronto con un esperto della sua levatura incute timore e spinge il non sagace (aggettivo sostantivato), all'anonimato. Il coraggio è tutto suo, soprattutto nel confermare quanto scritto nell'articolo e nel pubblicare una risposta dove commuta l'aggettivo "bello", su cui verte il suo intervento, in "bellezza" (sostantivo uscito a senso dal cassetto del prêt-à-porter). Terrò per me le mie lacune di "grammatica elementare", ammirando con un sorriso le sue competenze piuttosto... casual. Stia bene anche lei. P.S. Non s'offenda se evito il "mi" (stia bene) tratto dall'armadio della nonna. Puzza un po' di stantio e naftalina. Mi raccomando, continui con i periodici risciacqui della lingua italiana. Prima o poi dovranno pur fare effetto.
17 settembre 2014 14:09
Fausto Raso ha detto... Carissimo anonimo coraggioso, mi taccio. È meglio per lei, ma soprattutto per me... Mi stia bene (di nuovo).
FR
17 settembre 2014 18:35
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Ferro di cavallo: porta fortuna
Chi di voi, gentili amici, non conosce un parente o un vicino di casa che porti sempre con sé un ferro di cavallo convinto che - cosí facendo - la fortuna gli arriderà sempre? Vogliamo vedere come è nata questa credenza? Sembra che a cavallo dei secoli XVII e XVIII i nobili di Francia e le persone molto facoltose facessero ferrare i cavalli non con il comunissimo metallo, bensí con l'oro. Molto spesso, però, quando i cavalli cosí ferrati percorrevano i sentieri di campagna perdevano questo prezioso metallo dai loro zoccoli e chi lo trovava - per quei tempi - trovava una... fortuna. Di qui, per l'appunto, la "convinzione" che il ferro di cavallo porti fortuna, in tutti i sensi.