La mancanza di punteggiatura o, peggio, l’errata collocazione dei segni d’interpunzione dà adito, il piú delle volte, a un’interpretazione del nostro scritto completamente diversa dalle nostre intenzioni.
Ricordiamo, a questo proposito, la storiella – che probabilmente tutti conoscono – di frate Martino. Il religioso aveva ricevuto l’incarico, dai superiori, di scrivere sul portale della chiesa la seguente frase, in latino: Questa porta resti sempre aperta. A nessuna persona onesta sia mai chiusa in faccia. Il poverino, però, sbagliò la collocazione del punto e l’iscrizione risultò cosí: Questa porta non resti mai aperta. Resti chiusa in faccia alle persone oneste. Lo “scherzetto” del punto gli costò la carriera: non divenne abate. Da questo episodio nacque il detto E per un punto Martin perse la cappa (cioè il mantello di abate).
Vediamo, quindi, sia pure per sommi capi, l’uso corretto della punteggiatura (anche per non correre il rischio di vedere respinta la nostra domanda di rimborso, a causa dell’errata punteggiatura, da uno zelante impiegato delle Imposte).
Cominciamo dal segno d’interpunzione piú semplice e piú comunemente adoperato: la virgola. Questo segno grafico serve per indicare tutte le pause piú brevi del nostro discorso e anche per separare tutti i termini in una elencazione. È grave errore metterla tra il soggetto e il verbo e tra il verbo e i complementi.
Il punto (detto anche punto fermo) si usa per indicare una pausa piú lunga della virgola e si mette dopo un frase o un periodo con senso compiuto.
Il punto e virgola indica una pausa che è una via di mezzo tra la virgola e il punto fermo e segna il distacco tra frasi o periodi che hanno una stretta relazione fra loro. È un segno che non tutti sanno adoperare a dovere; se ben collocato, invece, dà al nostro discorso una particolare efficacia espressiva.
I due punti indicano una pausa nel corpo del periodo; pausa che si fa prima di riportare risposte e parole altrui o prima di una elencazione di cose o di concetti; o quando il concetto che segue è una spiegazione o un rafforzamento di quello precedente. Si possono adoperare una volta sola per ogni frase.
Per quanto attiene al punto interrogativo e a quello esclamativo, non crediamo presentino particolari difficoltà d’impiego.
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È proprio vero, la lingua, al contrario della matematica, è un’opinione. Una riprova? Guardate come tre vocabolari dividono in sillabe uno stesso termine: suicidio.
Dizionario Sabatini Coletti in rete: [sui-cì-dio]
Dizionario Gabrielli in linea: [sui-cì-di-o]
GRADIT: [su-i-ci-dio].
Tre vocabolari, tre versioni diverse, come avete visto.
Una persona sprovveduta in fatto di lingua non sa veramente come deve regolarsi.
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Un augurio a tutte le mamme che seguono queste modeste noterelle.
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